Stop all’ordine di demolizione degli immobili realizzati a Giulianello, in contrada Colle Illirio, impartito dal Comune di Cori a un 69enne, proprietario dei manufatti, e all’imprenditore edile di Cori che ha eseguito i lavori.
Il Tar di Latina, accogliendo il ricorso presentato dai due, assistiti dagli avvocati Maria Rosaria Pistilli e Tommasina Sbandi, ha sospeso il provvedimento emesso il 16 dicembre scorso dal responsabile dell’urbanistica dell’ente locale.
Per i giudici fondamentali le “esigenze di conservazione della res integra connesse all’esistenza di un sequestro penale, fermo restando che il sequestro di un immobile abusivo non determina l’illegittimità dell’ordinanza di demolizione, ma soltanto l’eventuale differimento del termine fissato per la rimessa in pristino, decorrente dalla data del dissequestro penale, che sarà onere dell’interessato richiedere tempestivamente”.
La vicenda verrà poi analizzata nel merito il 3 novembre dell’anno prossimo.
Il 69enne, il 24 settembre 2003, aveva chiesto all’ufficio tecnico comunale il permesso a costruire in sanatoria, che gli era stato rilasciato essendo stato accertato il versamento delle somme previste come contributo per la concessione.
Il 23 dicembre 2016, l’architetto incaricato dal proprietario dell’immobile, aveva poi presentato una segnalazione certificata di inizio attività per la demolizione e ricostruzione del fabbricato, con relativo ampliamento ai sensi del “Piano Casa”.
L’allora responsabile dell’urbanistica comunale aveva specificato che l’istanza era procedibile dal punto di vista urbanistico, ma carente di alcuni documenti, che erano quindi stati integrati.
Il 29 marzo 2017 dal Comune era così arrivato il via libera ai lavori, per cui il 69enne aveva pagato gli oneri di costruzione e urbanizzazione.
Il 21 novembre scorso, dopo la presentazione di un esposto, la polizia locale di Cori ha però sequestrato l’immobile, contestando una serie di abusi edilizi e portando all’apertura di un fascicolo da parte del sostituto procuratore Giuseppe Miliano, e il responsabile dell’urbanistica ha emesso l’ordine di demolizione, battendo su difformità riguardanti le dimensioni e le modifiche delle opere strutturali rispetto al progetto autorizzato, oltre a specificare che mancherebbero l’autorizzazione paesaggistica e la liquidazione dell’uso civico che grava sull’area.
Un provvedimento impugnato al Tar dal 69enne e dal costruttore, contestando tra l’altro il mancato annullamento in autotutela degli effetti della Scia e della successiva integrazione e sostenendo che l’ordine di abbattimento va a colpire delle opere realizzate in base a titoli abilitativi ancora validi, suggeriti e indicati dalla stessa amministrazione comunale.
Un’ordinanza ora congelata dal Tar.