Omicidio di Erik D’Arienzo, spuntano fuori due indagati

Due indagati per la morte di Erik D’Arienzo.

Scartata l’ipotesi dell’incidente stradale, alla luce anche di quanto emerso dalle indagini medico-legali, i sostituti procuratore Claudio De Lazzaro e Martina Taglione sono convinti che il 28enne sia stato vittima di un omicidio, picchiato a morte e poi lasciato agonizzante ai margini della Pontina, cercando di simulare la caduta da uno scooter.


I due magistrati hanno quindi indagato l’amico del giovane che era con lui la tragica notte del 30 agosto scorso, Fabrizio Moretto, detto Pipistrello, di Sabaudia, e il 50enne Michele Mastrodomenico, originario di San Felice Circeo e residente a Priverno, che sarebbe stato tra gli ultimi a incontrare D’Arienzo.

Un giallo sul quale le indagini sono in pieno svolgimento.

Il 28enne, originario di Latina, ma che viveva da tempo a Sabaudia, nei pressi di Borgo San Donato, è deceduto dopo una settimana d’agonia all’ospedale “Goretti”, dove era stato subito ricoverato con gravissime ferite alla testa e a un braccio.

Il racconto di Moretto, caduto anche in contraddizione, sulla caduta dallo scooter guidato da lui e con il 28enne seduto dietro non hanno mai convinto gli inquirenti.

L’indagato, pochi giorni dopo la tragedia, aveva inoltre messo in vendita il mezzo, uno Yamaha TMax.

Mentre “Pipistrello” continua a ripetere che con l’amico sono rimasti vittima di un incidente, i sostituti De Lazzaro e Taglione hanno inoltre indagato Mastrodomenico, volto noto alle forze dell’ordine, condannato in primo grado a due anni e mezzo di reclusione, con l’accusa di tentata estorsione e di aver cercato di bruciare il locale al titolare di un supermercato Carrefour del Circeo, rinviato a giudizio per maltrattamenti, stalking e danneggiamento nei confronti della sua ex e già arrestato dalla Mobile per spaccio di droga.

I carabinieri del Ris stanno analizzando le scarpe sequestrate al 50enne, gli abiti di Moretto e tre caschi.

Gli inquirenti sospettano che Erik D’Arienzo avesse un piccolo debito di droga con un fornitore e che sia stato vittima di una spedizione punitiva degenerata, con i due indagati che potrebbero soltanto averlo attirato in trappola.

Ma si tratta soltanto di ipotesi e i carabinieri stanno continuando a indagare senza sosta.

Il padre della vittima, Ermanno D’Arienzo, detto “Topolino”, è un pregiudicato protagonista in passato di clamorose rapine, che dieci anni fa ha iniziato ad essere coinvolto anche nello spaccio di droga e al quale sono stati confiscati i beni perché ritenuti frutto di attività criminali.

Anche il 28enne era incappato in alcune indagini e proprio il giro della droga potrebbe averlo condannato a morte.