Al sostituto procuratore della Repubblica di Cassino, Valentina Maisto, non bastano i quattro avvisi di garanzia spediti al termine delle indagini su quello che la questura di Latina ha indicato come il racket degli stabilimenti balneari. I
l magistrato per i titolari di due lidi in località Ariana, a Gaeta, e per due dipendenti di quest’ultimi aveva anche chiesto al gip Salvatore Scalera l’emissione di una misura interdittiva.
Il giudice ha però respinto la richiesta, ritenendo che più che di estorsione per gli episodi contestati si potesse parlare di esercizio arbitrario delle proprie ragioni.
Il sostituto Maisto ha quindi impugnato tale provvedimento e a decidere sarà ora il Tribunale del Riesame di Roma, a cui ha fatto appello.
L’udienza per i quattro indagati, difesi dagli avvocati Vincenzo Macari, Renato Ciamarra e Felice Belluomo, è fissata per il prossimo 1 ottobre.
Per il magistrato, un 51enne e un 47enne di Formia, D.V. e F.N. le loro iniziali, spinti da una 45enne anche lei di Formia, A.S., e da un 48enne di Gaeta, A.B. le sue iniziali, noto imprenditore balneare, avrebbero costretto due donne di Scauri, frazione di Minturno, a non esercitare l’attività di affitta-sdraio in località Ariana, per cui avevano regolare concessione, e a cercare di far cedere alle due l’attività per accaparrarsi altri clienti, spazi e incassi.
Cercando di raggiungere il loro scopo i quattro indagati, oltre ai danneggiamenti e ai furti illustrati dalla questura, avrebbero in maniera fraudolenta intentato una vertenza sindacale da 30mila euro nei confronti delle due imprenditrici, avrebbero fatto richieste arbitrarie di controlli su quell’area, programmato la presentazione di false querele, reclutato falsi testimoni e manipolato il fatturato.
Tutto tra il mese di giugno 2019 e lo scorso mese di febbraio.