L’odissea di chi è finito nel sistema fraudolento smantellato dalla Finanza

La buona fede non basta. Non è neppure sufficiente, una volta che arrivano le prime pesanti avvisaglie del disastro in arrivo, presentare una denuncia.

Per evitare grane in sistemi come quello appena smantellato dalla Guardia di finanza in provincia di Latina occorre prestare la massima attenzione e compiere tutte le necessarie verifiche sui professionisti a cui ci si rivolge.


In caso contrario a finire immersi in mille problemi con la propria attività imprenditoriale e a subire anche un maxi sequestro è un attimo.

Lo sa bene un imprenditore di Cisterna, che due anni fa, difeso dagli avvocati Tommasina Sbandi e Maria Rosaria Pistilli, denunciò quanto stava accadendo con Raffaele Russo, Matteo Riggi e Marco Di Viccaro, i primi due ora in carcere e il terzo ai domiciliari, nell’ambito di un’inchiesta che conta 28 indagati.

I finanzieri della tenenza di Sabaudia, coordinati dal gruppo di Latina, hanno scoperto quella che anche i magistrati hanno inquadrato come un’organizzazione criminale, con la propria “cabina di regia” nel capoluogo pontino, dedita “alla sistematica frode fiscale nonché alla commissione di svariati delitti contro la persona, il patrimonio e reati di natura tributaria, “un meccanismo fraudolento particolarmente insidioso per gli interessi erariali realizzato da uno studio di “consulenza” fiscale e commerciale, risultato poi privo dei prescritti requisiti abilitativi”, che a 130 imprenditori avrebbe consentito “di compensare illecitamente debiti tributari e previdenziali, per un valore complessivo di circa 8 milioni di euro, maturati nei confronti dell’Erario con crediti d’imposta fittizi, eludendo in tal modo i controlli fiscali automatizzati da parte dell’Agenzia dell’Entrate”.

Un meccanismo che avrebbe però anche risucchiato imprenditori che, ignari delle intenzioni degli arrestati, si trovano ora a doversi difendere e a cercare di recuperare le somme loro sequestrate.

Emblematico il caso dell’azienda di Cisterna, che ha denunciato due anni fa “il sistema”.

L’ex manager, consigliato dal fratello, diede la gestione contabile e fiscale della società alla “R.R. Consulting di Russo Raffaele”, essendogli stato presentato Russo come un affidabile commercialista.

Quest’ultimo inizialmente si sarebbe recato ogni mese nella sede dell’azienda, avrebbe rassicurato il cliente sulla correttezza delle operazioni svolte, presentando Di Viccaro come un collega di studio, ma poi avrebbe assunto toni sempre più aggressivi e minacciosi pretendendo di essere pagato solo in contanti e senza emissione di fatture.

Quando il manager si è deciso a dare nuovamente l’incarico ai consulenti precedenti e a presentare una denuncia era tardi.

Sono venute a galla le omissioni nelle presentazioni dei bilanci, nei registri Iva, le indebite compensazioni e anche che Russo e Di Viccaro non erano professionisti regolarmente abilitati.