La Lega fa il pieno di voti a Latina ma a comandare è sempre Fazzone

Tanti voti ma la Lega non sfonda. E soprattutto non comanda l’armata delle destre. Anzi.

Mentre Fratelli d’Italia si rafforza, il partito di Matteo Salvini in provincia di Latina, in quello che era considerato un tempo il laboratorio del centrodestra, sembra ridotto a un ruolo da subalterno. Con le leve del potere ancora salde nelle mani di quella Forza Italia a cui anche in terra pontina in molti hanno fatto troppo presto il funerale.


Questo il clima che si respira nei due principali centri che andranno al voto a settembre, Fondi e Terracina, che è possibile ricostruire alla luce di una serie di movimenti che si sono verificati negli ultimi mesi e che rivelano anche quanti a destra sono direttamente impegnati nella battaglia politica locale. Abbastanza da far brillare sempre più l’astro del senatore azzurro Claudio Fazzone, a volte poco visibile ma mai tramontato, e da far apparire sempre più distanti i plenipotenziari leghisti Claudio Durigon e Francesco Zicchieri, il primo ormai tutto rivolto alla partita romana e il secondo sempre più concentrato sulla provincia di Frosinone.

Il malumore all’interno del partito del Capitano è stato palpabile a fine gennaio, quando a Fondi, prima del lockdown e quando dunque si pensava di rinnovare il consiglio comunale già in primavera, il direttivo locale leghista si è dimesso in polemica con il Carroccio.

Sono rimasti solo in due tra quelli che credevano di aver trovato nelle ex camicie verdi la nuova squadra con cui rifondare una Casa delle libertà, diventati coordinatore e vice del partito.

Si sono a quel punto avvicinati però altri politici, tra cui un ex consigliere di Forza Italia, al quale, nel corso di un incontro a Latina, l’ex sindacalista diventato esponente politico nazionale, padre di Quota 100 ed ex sottosegretario nel Governo gialloverde, Claudio Durigon, avrebbe dato l’ok all’ingresso nella Lega. Chi ha partecipato a quell’appuntamento giura che è andata così.

Promessa però fatta e immediatamente rimasta sospesa. Sembra infatti che Claudio Fazzone non abbia gradito la new entry.

E in quel momento le camicie verdi pontine hanno iniziato a comprendere quanto il senatore azzurro pesasse nelle scelte dei leghisti.

L’onorevole di Forza Italia non entra nel partito di Matteo Salvini, a cui spesso era stato dato in avvicinamento, perché riesce dall’esterno a influenzarne le scelte e a mantenere così un piede sulla staffa azzurra e l’altro su quella verde? C’è chi è pronto a giurare di sì.

Tra i silenzi di Durigon e Zicchieri, che con Fazzone sembrano avere grande feeling, e quello imbarazzato dell’europarlamentare verde Matteo Adinolfi.

Tanto che a Fondi, nel centrodestra, c’è chi giura che a una lista della Lega avrebbe lavorato lo stesso senatore di FI, salvo poi il fatto che a quanto pare alle elezioni potrebbe direttamente non esserci il simbolo del Capitano e si potrebbe ripiegare su un simbolo civico già messo a punto: Legati a Fondi.

Passaggi in cui notevole è stata considerata pure l’influenza dell’assessore ai servizi sociali Dante Mastromanno e del consigliere comunale Ciccarelli.

La scelta, assai poco condivisa, di appoggiare come candidato a sindaco il forzista Beniamino Maschietto avrebbe rappresentato così solo la goccia che ha fatto traboccare il vaso, portando il direttivo leghista alle dimissioni, sentendosi direttivo solo sulla carta mentre tutti gli esterni decidevano sulla Lega e loro non toccavano palla.

Difficile del resto spiegare altrimenti la stessa della Lega provinciale di nominare due responsabili della campagna elettorale, Stanislao Santella e Giancarlo Zaratti, referenti rispettivamente di Durigon e Zicchieri, con il primo capo area su Latina della Banca popolare di Fondi e direttore della filiale San Marco, nel 2011 candidato a Latina con la lista Città Nuove di Renata Polverini e candidato sindaco Gianni Chiarato, e poi assessore a Sabaudia con la giunta di Maurizio Lucci.

Quella stessa Sabaudia dove il consigliere comunale Enzo Di Capua, non votando il bilancio approntato dall’amministrazione civica di Giada Gervasi, con cui proprio Matteo Salvini sembra avere una certa intesa, per aver mantenuto il suo ruolo di consigliere d’opposizione è stato messo fuori dal partito.

Ma non va meglio a Terracina, dove Fratelli d’Italia ricandida la sindaca facente funzioni Roberta Tintari, sostenuta dagli stessi consiglieri dem, mentre Lega e FI, nonostante si tratti della città del coordinatore regionale Zicchieri, non riescono a trovare un candidato sindaco, scelta tra l’altro che sarebbe anche in questo caso affidata a Fazzone.

Hanno rifiutato Luigi Torre e Benedetto Fontana e nel momento in cui i leghisti, ai ferri corti sembra con lo stesso Zicchieri, hanno spinto su Valentino Giuliani si sarebbero trovati davanti a un muro eretto dal senatore azzurro, che non gradirebbe un consigliere del Carroccio come candidato sindaco.

L’assessore Luca Caringi ha ora detto addio a FdI e sembra che Fazzone punti su di lui, al fine di spaccare Fratelli d’Italia, ma la partita non è chiusa.

Allargando infine l’analisi al resto della regione problemi notevoli la Lega li sta avendo anche a Frosinone, a Cassino, a Ceccano, a Pontecorvo e a Sora, tanto per restare in provincia di Frosinone, con un braccio di ferro tutto interno al Carroccio.

Senza contare che, dopo aver ottenuto una valanga di voti, le giunte a trazione leghista di Anzio, Nettuno, Ciampino, Civitavecchia e Civita Castellana arrancano tra una frattura e l’altra.

Un esercito ha cercato di salire sul Carroccio vincente, accolto a braccia aperte da Matteo Salvini, deciso a trasformare il partito del Nord in partito nazionale, ma governare e gestire realmente il potere è un’altra cosa. Come a Latina Fazzone dimostra.