MOF, Fondi e criminalità organizzata: l’interrogazione parlamentare al ministro

Il Senato

I senatori del gruppo misto Sandro Ruotolo, Loredana De Pretis e Paola Nugnes presentano un’interrogazione al ministro dell’Interno Luciana Lamorgese sul MOF di Fondi e le inchieste sui rapporti tra agroalimentare e criminalità. Il documento è stato pubblicato il 16 giugno nella seduta n. 229.

Premesso che: le infiltrazioni criminali nel territorio di Fondi (Latina) sono state oggetto negli anni di molteplici attenzioni della Direzione investigativa antimafia, della Guardia di finanza, delle forze dell’ordine e della magistratura, a causa del radicamento che varie organizzazioni mafiose esercitano sul settore agroalimentare, uno dei comparti produttivi più importanti del Paese, al fine di monopolizzare i trasporti da e per il mercato ortofrutticolo (MOF) del comune dell’agro pontino;
il mercato ortofrutticolo di Fondi, tra i più importanti in Europa, movimenta oltre 1,1 miliardi di chili di ortaggi e frutta provenienti da oltre 4.000 imprese agricole, soddisfacendo il fabbisogno annuale negli approvvigionamenti alimentari di oltre 4 milioni di italiani;
già dall’inchiesta condotta dalla DIA di Roma e dal comando provinciale dei Carabinieri di Latina nel 2009 risulta l’influenza pervasiva nella gestione del mercato ortofrutticolo di Fondi esercitata dagli uomini della ‘ndrangheta calabrese appartenenti alla nota cosca Tripodo di Reggio Calabria, la cui mediazione per l’accesso al MOF era stata svelata dalla Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria nel 2007;
dalle informazioni in possesso degli interroganti, altre operazioni dell’antimafia, “Sud pontino”, “Store”, “Gea” e “La Paganese”, hanno evidenziato successivamente il controllo del trasporto ortofrutticolo attuato da un cartello di clan della camorra, della mafia e della ‘ndrangheta che imponevano, di fatto, regole e tariffe a vettori e produttori nel mercato di Fondi;
le indagini hanno fatto emergere un ruolo chiave nel condizionamento criminale da parte di Giuseppe D’Alterio per i suoi rapporti con la mafia calabrese clan camorristici, in particolare quello dei Casalesi, utili per garantire che i mezzi di trasporto, oltre ai prodotti ortofrutticoli, potessero essere utilizzati anche per trasportare sostanze stupefacenti;
in base a quanto risulta agli interroganti per via di un articolo pubblicato dal sociologo Marco Omizzolo per il quotidiano “il manifesto” in data 2 giugno 2020, le ultime indagini hanno fatto emergere l’isolamento in cui ha lavorato l’amministratore giudiziario de “La Suprema Srl”, ex società di trasporto di D’Alterio, per mandare avanti l’azienda posta sotto sequestro, allo scopo di dare continuità al lavoro e alle commesse, prima di essere obbligato a metterla in liquidazione, mentre sarebbe stata agevolata la neonata società intestata alla moglie di D’Alterio;
da quanto descritto, si evidenzia che la criminalità riesce ad insinuarsi perfettamente nella filiera del cibo, dalla produzione al trasporto, dalla distribuzione alla vendita, assicurando il riciclaggio di patrimoni illeciti che provengono dal traffico di stupefacenti, assumendo il controllo del mercato attraverso intimidazioni, estorsione, impiego di denaro illecito, concorrenza con minaccia o violenza e reati commessi con l’aggravante del metodo mafioso, come risulta emblematicamente dalle vicende giudiziarie attorno al mercato ortofrutticolo di Fondi;
secondo il dossier sulle agromafie di Eurispes il volume d’affari annuale delle mafie nel settore agroalimentare arriva a 24,5 miliardi di euro,
si chiede di sapere quali iniziative il Ministro in indirizzo intenda adottare al fine di valorizzare il prezioso lavoro degli inquirenti e delle forze dell’ordine nel territorio di Fondi e di assicurare una bonifica radicale della filiera agroalimentare da ogni condizionamento mafioso, perché si assicuri legalità e trasparenza.

Il testo dell’interrogazione al ministro dell’Interno ad opera di Ruotolo De Petris e Nugnes