Non tutte le istituzioni sono rimaste in silenzio davanti all’ennesimo tragico episodio legato a fenomeni di caporalato. Parliamo del suicidio un ragazzo indiano di 25 anni di nome Joban Singh che si è tolto la vita all’interno del residence Bella Farnia Mare presumibilmente dopo essere caduto in depressione perchè sfruttato. La storia è stata raccontata da Marco Omizzolo attraverso le pagine de Il Manifesto.
Se a livello locale nessuno è intervenuto sull’accaduto, nemmeno dai banchi della politica a livello nazionale è stata presentata una interrogazione parlamentare in cui facendo riferimento al caporalato, si parla anche di quanto accaduto a Sabaudia.
Nell’interrogazione Al Ministro per il sud e la coesione territoriale, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell’interno, al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali (presentata da Cenni, Siani, Ciampi, Carnevali e Bruno Bossio) si legge:
“il lavoro irregolare in agricoltura, cui è associato il caporalato ma che vede anche altre forme di irregolarità contrattuale e retributiva, ha registrato una crescita costante negli ultimi 10 anni. In questa fase, le situazioni di irregolarità e la presenza di braccianti immigrati residenti in contesti privi di sicurezza igienico-sanitaria restano purtroppo una realtà, nonostante il lavoro che in alcuni contesti le istituzioni hanno svolto per chiudere «ghetti» e campi per lo più controllati dalla criminalità organizzata;
la legge 29 ottobre 2016, n. 199, recante «Disposizioni in materia di contrasto ai fenomeni del lavoro nero, dello sfruttamento del lavoro in agricoltura e di riallineamento retributivo nel settore agricolo» ha introdotto norme per garantire una maggiore efficacia all’azione di prevenzione e contrasto, con significative modifiche al quadro vigente, prevedendo la repressione penale del caporalato e la tutela delle vittime e dei lavoratori agricoli;
nonostante la normativa vigente, vengono comunque riscontrati periodicamente nel nostro Paese episodi di caporalato e di sfruttamento del lavoro nero in agricoltura. L’Eurispes ha infatti segnalato che il fenomeno coinvolge ancora circa 450 mila lavoratori nelle campagne italiane;
l’emergenza sanitaria da COVID-19 sembra purtroppo non aver rallentato ma addirittura intensificato tali episodi, come anche denunciato dai media, dai sindacati e dalle associazioni impegnate a contrastare tale fenomeno. In particolare:
nel mese di marzo del 2020 un giovane bracciante agricolo indiano, che si era ribellato all’imprenditore per il quale lavorava a Terracina, chiedendo dispositivi di protezione, è stato picchiato e ricoverato in ospedale;
una recente inchiesta del giornalista Marco Omizzolo ha svelato che le organizzazioni criminali continuano ad utilizzare il mercato ortofrutticolo di Fondi (uno dei più grandi d’Europa) come strumento privilegiato per operazioni illecite di agromafia, sfruttamento del lavoro nero e traffico di droga;
nei giorni scorsi sono state sequestrate dalla Guardia di finanza 14 aziende agricole, di cui 12 in provincia di Matera e due in provincia di Cosenza, per un valore di quasi 8 milioni di euro, e di 20 automezzi utilizzati per il trasporto dei braccianti agricoli reclutati. Secondo quanto emerge dalla stampa i lavoratori venivano chiamati «scimmie», fatti dissetare con l’acqua dei canali di scolo, sfruttati nei campi con turni di lavoro massacranti, per 80 centesimi a cassetta di agrumi;
il 6 giugno 2020 si è tolto la vita a Sabaudia Joban Singh, bracciante indiano di 25 anni, impiegato da tempo in condizioni di grave sfruttamento nelle campagne circostanti (si tratta del tredicesimo suicidio tra i braccianti in nero negli ultimi tre anni);
appare quindi evidente che nonostante l’attuale impianto normativo, comunque utile per individuare e reprimere tale sfruttamento, sia altrettanto necessario intensificare le misure da mettere in atto per prevenire il caporalato e tutelare i braccianti in nero. È oggi infatti fondamentale sconfiggere questa piaga, contrastare le agromafie, sostenere il lavoro e le filiere legali, valorizzando ed incentivando al tempo stesso quelle imprese convinte che la qualità del lavoro in agricoltura sia un elemento fondamentale per il made in Italy –:
se il Governo intenda assumere, in relazione a quanto espresso in premessa, iniziative urgenti al fine di rafforzare l’attuale quadro normativo per contrastare il lavoro nero e il caporalato e per salvaguardare la salute e la sicurezza dei braccianti agricoli, anche in relazione all’attuale emergenza sanitaria in atto.
(3-01602)”.