Covid-19, anche l’analisi dei dati può fermarsi

Foto di fernando zhiminaicela da Pixabay

Che i numeri dell’emergenza ormai destino poche preoccupazioni da alcune settimane è un dato di fatto. Per questo, anche Ermete Labbadia che ci ha accompagnato in questo periodo emergenziale con l’analisi dei dati, decide che per ora, ci si può fermare.

“Dopo 3 mesi esatti concludiamo oggi il punto quotidiano sull’emergenza sanitaria – spiega Labbadia – Siamo grati a  tutti coloro che hanno seguito , che ringraziamo infinitamente per la collaborazione.


Ci fa piacere che molti abbiano apprezzato anche apertamente il nostro “ottimismo”, che forse però era più realismo supportato da dati numerici.

Questo raccontavano i giornali più importanti intorno al 20 marzo: Si teme il peggio nel Mezzogiorno per quanto riguarda la diffusione del Coronavirus. Il grande esodo verso il Sud Italia avvenuto nei giorni scorsi di chi studia o di chi lavora in Lombardia, in Emilia Romagna, in Piemonte e in Veneto potrebbe causare il picco per la diffusione dell’infezione polmonare.  Quello che allarma la protezione civile è il ritorno indiscriminato di chi vive solitamente nel Nord Italia e ha deciso di tornare nel suo paese di origine vicino ai familiari. Comprensibile la paura del contagio e il desiderio di tornare vicino ai propri cari, ma questo si teme possa avere delle ripercussioni devastanti. C’è un dato ben preciso su cui la protezione civile fonda i propri allarmismi: circa il 15 per cento delle persone controllate nelle principali stazioni pugliesi, in particolare, avevano la febbre. E non è un caso, forse, che ora molti dei contagiati nel Mezzogiorno sono i genitori di chi è tornato al Sud.

Noi negli stessi giorni invece scrivevamo questo: “L’incremento percentuale a 5 giorni sui dati regionali ci confermano che il centro e il sud Italia saranno risparmiati dal numero a livello assoluto di contagi che hanno contraddistinto alcune zone del Nord Italia. Le misure restrittive sono state prese in tempo per evitare al centro a al sud una crescita esponenziale dei contagi in questa ondata.”

Poi dagli inizi di aprile studiando l’andamento dei nuovi ricoveri quotidiani nella provincia di Latina, ricostruito in base ai bollettini diramati giorno dopo giorno dall’Azienda Sanitaria Locale di Latina, avevamo avuto la certezza che la situazione fosse in netto miglioramento per tutta la penisola: la percentuale dei nuovi positivi ricoverati era già allora diminuita moltissimo rispetto a quella dei nuovi positivi ricoverati a domicilio.

Eppure intorno al 25 aprile un documento proveniente dall’Istituto superiore di sanità adottato dal Comitato tecnico scientifico prevedeva, in uno dei suoi modelli, ospedali italiani chiamati a fronteggiare 151.000 ricoveri in terapia intensiva intorno all’8 giugno. Da qui la scelta di fine aprile dell’Esecutivo di procedere inizialmente alla fase 2 con molta (dal nostro punto di vista eccessiva) cautela.

Nello stesso periodo noi infatti scrivevamo: “non ci aspettiamo dopo le riaperture un rialzo del numero dei contagiati: qualche nuovo focolaio capiterà sicuramente, ma i numeri dei nuovi positivi a nostro avviso tenderanno sempre man mano a decrescere e non a crescere.”

E noi? Siamo “immuni” da errori? Rileggendo tutti i nostri post e riguardando tutti gli articoli troverete la risposta!

Interrompiamo qui il nostro punto ma saremo pronti a riprendere qualora ci fossero notizie o situazioni particolari che si venissero a creare. I dati aggiornati e le tabelle, ancora per qualche periodo, comunque,  saranno disponibili intorno alle 18.30 nell’articolo  http://www.inventaunfilm.it/coronavirus-aggiornamenti-statistiche-in-italia-/articoli13431

Nei prossimi giorni controllate i numeri di decessi e soprattutto quello delle terapie intensive e dei ricoverati. Se tenderanno man mano a decrescere la situazione sarà ottimale e non bisognerà preoccuparsi  anche se qualche altro dato sarà in controtendenza. 

Un saluto e un abbraccio a tutti!”