In pieno lockdown, con tutti gli italiani chiusi in casa e costretti a trascorrere le giornate incollati allo schermo di un pc o di uno smartphone, diversi pontini hanno cercato di fare qualche affare con l’acquisto dei bitcoin.
La più popolare criptovaluta, anziché far gonfiare il portafoglio, per molti acquirenti si è rivelata però solo l’esca utilizzata da truffatori che, incassato il denaro, hanno lasciato gli improvvisati investitori con un pugno di mosche in mano.
Vicende su cui sta indagando la Procura della Repubblica di Latina e per cui continuano ad aumentare le denunce.
In base alle indagini sinora svolte dagli investigatori, i pontini truffati, in larghissima parte residenti a Latina ed appartenenti alle più diverse classi sociali, sarebbero stati contattati da una presunta società milanese, che avrebbe proposto loro di guadagnare appunto con l’acquisto di bitcoin.
Partiti i bonifici, con investimenti che sono andati all’incirca dai 100 fino ai 30mila euro, del denaro si sarebbe però persa subito ogni traccia.
La polizia postale di Latina, stando alle inchieste in corso, ha accertato che le false società di trading avrebbero per la maggior parte sede a Malta, dove si parla sia l’inglese che l’italiano e dove i truffatori hanno dunque gioco più facile nel cercare prede nella penisola, e le somme versate dai pontini sarebbero state fatte sparire all’estero.
Altro che società serie di contrattazione e negoziazione finanziaria. E soprattutto altro che remunerative speculazioni finanziarie.
Come se non bastasse la crisi economica, il lockdown per i pontini truffati è finito anche con la perdita di diversi risparmi.
Il sogno di guadagnare con il sistema di pagamento mondiale creato nel 2009 da un anonimo inventore, noto con lo pseudonimo di Satoshi Nakamoto, è diventato un incubo.