ULTIMO AGGIORNAMENTO 6 NOVEMBRE 2021 – Tutti a giudizio gli undici arrestati nell’ambito dell’inchiesta denominata “Certificato pazzo”, relativa a certificati medici falsi attestanti invalidità o utili per ottenere armi, licenze da caccia o essere scarcerati, rilasciati in provincia di Latina in cambio di mazzette.
Il gip del Tribunale di Latina, Giuseppe Cario, accogliendo la richiesta del sostituto procuratore Giuseppe Miliano, ha disposto il giudizio immediato per il dottor Antonio Quadrino, dirigente medico psichiatra del Csm di Fondi, l’avvocato Stefania Di Biagio, di Monte San Biagio, Silvana Centra, di Terracina, il fondano Massimiliano Del Vecchio, il medico legale Antonio Di Fulvio, di Nettuno, il terracinese Bruno Lauretti, responsabile della Federazione Arcicaccia di Terracina, la fondana Mary Lombardozzi (AGGIORNAMENTO: difesa dagli avvocati Marco Giovannoni e Oreste Palmieri, è stata assolta dall’imputazione di concorso in corruzione e falso ideologico con sentenza emessa il 27 ottobre 2021 dal Tribunale di Latina), Fausta Mancini, di Latina, Tania Pannone, di Fondi, Aldo Filippi, comandante della polizia locale di Monte San Biagio, e il fondano Tommaso Rotunno.
Un processo in cui si dovrà far luce su quello che gli investigatori del Nas hanno inquadrato come un articolato sistema corruttivo.
La prima udienza per gli undici imputati, difesi dagli avvocati Oreste Palmieri, Giuseppe Lauretti, Mattia Aprea, Valentina Tirotta, Mattia Di Mattia, Franco Carelli, Maurizio Forte, Antonio Accattatis, Gaetano Marino, Italo Sciscione, Massimo Basile, Marco Giovannoni, Lauretta Corso Lanci, Giuseppe Siconolfi e Giulio Mastrobattista, è fissata, davanti al Tribunale di Latina, per il prossimo 8 luglio.
Un processo scaturito dalle indagini avviate nel 2018 che, tra ipotesi di corruzione, falso ideologico, interruzione di pubblico servizio, falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale, truffa ai danni dello Stato, false attestazioni e certificazioni, hanno portato i carabinieri a ricostruire circa 150 episodi illeciti, sequestrando anche oltre cento armi detenute indebitamente tra le province di Roma, Latina e Caserta.