Fuori dal carcere, per l’emergenza coronavirus, anche Stefano e Maurizio Botticelli.
Vista l’età e lo stato di salute dei due fratelli di Sezze, responsabili degli omicidi a Sezze Scalo dei latinensi Alessandro Radicioli e Tiziano Marchionne, hanno ottenuto i domiciliari, dove dovrebbero restare almeno fino a ottobre.
Radicioli e Marchionne, il 29 ottobre 2012, all’interno del distributore di carburante Eni di Sezze Scalo, vennero uccisi e per due volte scampò alla morte il latinense Gianluca Ciprian, di recente arrestato in Spagna perché coinvolto in un traffico di droga.
Per quell’agguato vennero arrestati il 26enne Enrico Botticelli, ritenuto l’autore materiale dei due delitti, lo zio Stefano, accusato di aver cercato di uccidere Ciprian e di aver messo un’arma in mano a Radicioli, già morto, tentando di simulare un conflitto a fuoco, e il padre Maurizio, che si sarebbe limitato a sparare un colpo in aria.
Uno scontro, secondo gli inquirenti, per problemi legati allo spaccio di droga.
In primo grado Enrico e Stefano Botticelli vennero condannati all’ergastolo e Maurizio a 20 anni di reclusione.
La Corte d’Assise d’Appello di Roma, a cui i tre fecero ricorso, escluse però la premeditazione e condannò Enrico a 20 anni di reclusione, Stefano a 15 e Maurizio a 12.
Una sentenza poi confermata dalla Cassazione e diventata definitiva.
Per la Suprema Corte: “I Botticelli erano consapevoli della pericolosità di Radicioli. Essi non attuarono alcuna forma di prevenzione, per esempio rivolgendosi alle forze dell’ordine. Accettarono con piena consapevolezza di risolvere il contrasto con il Radicioli prevedendo il ricorso alla violenza e la possibilità di sopprimere gli avversari”.
Ora, ai tempi del Covid-19, il ritorno a casa dei due fratelli.