Progetto residenziale a Borgo Isonzo, stop dopo 22 anni di battaglie

Consiglio di Stato

Naufragato definitivamente, dopo 22 anni di schermaglie e un lungo braccio di ferro nelle aule della giustizia amministrativa, il progetto di edilizia residenziale pubblica che la società Immobiliare Agricola Dabor di Angelo Galatà voleva realizzare a Borgo Isonzo.

Il Consiglio di Stato ha rigettato l’appello dell’azienda e confermato, come già fatto nel 2011 dal Tar di Latina, la decisione di tenere fuori quell’iniziativa dall’elenco di quelle finanziate per l’edilizia sovvenzionata, agevolata e convenzionata.


La Immobiliare Agricola Dabor aveva proposto al Comune un progetto per la realizzazione di un intervento integrato di quelli previsti dai Programmi integrati di intervento e dalle Norme per l’edilizia residenziale pubblica.

Il 20 novembre 1998 era stato quindi sottoscritto un protocollo d’intesa dal sindaco, dall’assessore all’urbanistica e dal legale rappresentante della società, prevedendo una riduzione delle volumetrie di edilizia residenziale pubblica, con l’impegno dell’Amministrazione a richiedere entro il 30 novembre successivo alla Regione Lazio la rideterminazione della localizzazione e del finanziamento già assegnato, in vista dello spirare del termine di dieci mesi entro cui si doveva dare esecuzione al progetto stesso.

Un modo per inserire l’iniziativa nelle previsioni di sviluppo che stava facendo con il nuovo Prg l’architetto Pier Luigi Cervellati.

Ma al termine di una conferenza dei servizi era arrivato lo stop.

Per la Immobiliare una violazione degli obblighi dell’ente locale. E da lì il ricorso con relativa richiesta di risarcimento del danno subito.

I giudici amministrativi hanno invece avallato le scelte del Comune.

La Immobiliare ha contestato in particolare la delibera di giunta del 1 aprile 1999, con cui è stato approvato l’elenco dei progetti finanziati di edilizia sovvenzionata, agevolata e convenzionata e, con riferimento al programma integrato “Borgo Isonzo” di interesse, è stato statuito: “Constatata la non coerenza della proposta alle prescrizioni della legge regionale 22/97, emersa anche nella Conferenza dei Servizi di cui sopra, pur ribadendo l’interesse, già affermato con deliberazione Consiliare n.154/95, alla riqualificazione di quella parte di territorio attraverso altri idonei strumenti, intende chiedere formalmente alla Regione Lazio la rideterminazione del finanziamento per utilizzarlo in un progetto rispondente alle previsioni della legge Regionale 22/97”.

I giudici hanno però sottolineato che il protocollo d’intesa non riveste la natura di accordo provvedimentale quanto di mero atto di intenti, con il quale l’Amministrazione si era limitata essenzialmente a prendere in considerazione la proposta progettuale presentata dalla società, fornendo una disponibilità di massima alla verificazione della sua attuabilità. Una trattativa informale non vincolante.

L’intervento sarebbe rientrato nelle previsioni della legge regionale 22/97 se avesse previsto il risanamento e il recupero del costruito intorno all’area agricola, ma la trasformazione di porzioni agricole in porzioni urbanizzate non rientrava in quelle previsioni. Battaglia persa.