È di questi giorni la notizia che la Regione Lazio, con specifica delibera di Giunta regionale, ha affidato all’Ente Parco nazionale del Circeo la gestione di due Siti di Importanza Comunitaria marini (designati anche come Zone Speciali di Conservazione) denominati “Fondali tra Capo Portiere e Lago di Caprolace (foce)” e “Fondali tra Capo Circeo e Terracina”. L’accordo, tra le altre cose, prevede le specifiche misure di conservazione dei due Siti, la gestione degli interventi nel tratto di mare, l’adozione di specifici provvedimenti e direttive per la migliore attuazione delle misure di conservazione deliberate dalla Giunta regionale e l’attività di monitoraggio.
Secondo Legambiente si tratta di un importante tassello che va nella direzione auspicata di un miglioramento della gestione, della tutela e della valorizzazione delle aree interessate ma anche di tutto il comprensorio, a patto che si realizzi una reale e fattiva gestione condivisa con le comunità locali. “Ora – spiega Stefano Raimondi, presidente del Circolo Larus Legambiente di Sabaudia – con questa importante novità che salutiamo con favore in quanto uniforma coerentemente dal punto di vista gestionale e conservazionistico i vari livelli di tutela che si stratificano nell’area protetta nazionale, si è fatto anche un ulteriore passo in avanti verso la realizzazione di una ampia ed effettiva Rete Ecologica Locale che coinvolga importanti ambiti della provincia di Latina”
Ricordiamo infatti che in questi anni Legambiente ha presentato delle proprie osservazioni al Piano del Parco Nazionale del Circeo recentemente elaborato, ribadendo in più di un’occasione la necessità dell’inserimento del parco nazionale in una strategia di area vasta di cui lo stesso è parte integrante, e che interesserebbe l’intero agro pontino assieme al litorale e alla catena dei Volsci, di cui si registra però il ritardo nell’istituzione. Attraverso ampliamento ed accorpamento, in un’unica grande area protetta regionale dei vari comprensori già sottoposti a tutela con anche l’area dei Monti Lepini, rilanciamo la nascita del Parco regionale dei Volsci. Proposta, rientrante nel programma elettorale del presidente della Regione Zingaretti, che non ha ancora preso forma e di cui chiediamo un’accelerazione dei tempi.
Legambiente crede, inoltre, che siano maturi i tempi per attuare la propria proposta di una revisione degli attuali confini dello stesso Parco nazionale del Circeo, promuovendone un opportuno allargamento a territori limitrofi e di grande interesse ambientale e naturalistico come i comprensori poco distanti dell’area litorale di Torre Astura e del poco più interno Bosco di Foglino, un lembo di foresta planiziaria e, dunque, altamente assimilabile alla foresta demaniale del Circeo. Considerando che è dal lontano 1979, anno di inclusione dell’isola di Zannone che il Parco non subisce ampliamenti territoriali.
È quindi auspicabile che l’Ente Parco del Circeo apra una discussione sulle nostre proposte, avanzate anche in sede di discussione sul Piano del Parco, che rappresentano l’opportunità per creare dei corridoi ecologici di cui la rete idrografica superficiale e i canali di bonifica possono essere considerati elementi connettori per la creazione di una Rete Ecologica della provincia.
Il nostro auspicio è che il presidente Ricciardi sappia cogliere queste proposte e le inserisca in una riflessione più complessiva che deve riguardare la necessità di istituire anche un’area marina protetta, che vada a comprendere in toto le importanti praterie di posidonia presenti tanto nel tratto nord del litorale quanto quello a sud, tra San Felice e Terracina comprendendo di fatto proprio i fondali delle due ZSC ad oggetto dell’affidamento in gestione all’Ente parco.
Sulla possibilità di perseguire questo obiettivo, siamo confortati dalle dichiarazioni dell’Ente Parco che, in questi giorni, ha sottolineato la priorità di sottrarre definitivamente quel tratto di mare dalla pesca a strascico e di rapina spesso praticata da soggetti che provengono da altri territori sostenendo, al contrario, l’attività della piccola pesca artigianale costiera che non danneggia l’ecosistema marino che con l’istituzione dell’area marina protetta verrebbe maggiormente tutelato e valorizzato anche a vantaggio di una economia locale che sarebbe più sostenibile e green.