Ermete Labbadia, laureato in Economia e Commercio ma con una tesi in statistica, ci sta accompagnando ormai da settimane, nell’analisi dei dati dell’emergenza Covid-19. Un’analisi che ci porta dritti dritti, con i numeri di ieri, a parlare della “Fase 2” che inizia lunedì 4 maggio.
“Anche i dati del giorno 1 maggio continuano ad essere confortanti.
Gli attualmente positivi si avvicinano a scendere sotto quota 100.000: sono infatti 100.943 (- 608 rispetto alla giornata precedente). Aumentano i dimessi/guariti: 78.249 (+ 2.304).
I decessi continuano a scendere: 269, nonostante siano stati aggiunti nel computo di ieri delle morti avvenute in alcune regioni ad aprile (285 erano stati nel giorno precedente).
I nuovi casi accertati (+ 1965) si mantengono sotto quota 2.000, nonostante il record di tamponi effettuati in Italia in una sola giornata: 74.208.
Scendono sempre di più il numero dei contemporaneamente ricoverati 17.569 (-580) e il numero delle persone contemporaneamente in terapia intensiva 1.578 (-116)
Nella tabella oggi proposta trovate nella prima colonna i casi accertati da inizio epidemia delle regioni italiane e nelle nazioni più colpite.
Nella seconda colonna i nuovi casi positivi accertati ieri. In ben 14 regioni (Basilicata, Molise, Umbria, Sardegna, Valle d’Aosta, Calabria, Abruzzo, Campania, Friuli Venezia Giulia, Sicilia, Marche, Puglia, Trentino Alto Adige e Lazio ) ieri sono stati accertati meno di 60 positivi. In queste zone quindi si contano sulle dita di una mano o sono assenti le nuove persone ricoverate con sintomi medi o gravi.
Erano 14 anche ieri: uscita da questo gruppo la Toscana con 93 casi accertati in giornata ed entrata il Lazio con 56, di cui 49 nella provincia di Roma e 7 in totale nelle restanti province (Latina, Frosinone, Viterbo e Rieti).
Le ultime due colonne ci indicano l’incremento percentuale a 5 giorni calcolato il 24 aprile (una settimana fa) e il giorno 1 maggio.
Gli incrementi più alti si registrano ancora in regioni del Nord Ovest: Liguria (8,52) e Piemonte (7,51) ma in calo rispetto ai valori non solo della settimana ma anche del giorno precedente.
Sotto la soglia dei 50 positivi giornalieri e con un incremento percentuale a 5 giorni inferiore al 3% abbiamo inserito le regioni sotto controllo, già prontissime per la FASE 2.
Oltre la provincia autonoma di Bolzano ben 7 regioni hanno raggiunto questo traguardo: Umbria, Molise, Sardegna, Calabria, Valle d’Aosta, Campania e Marche.
Entrano in questo gruppo le Marche; esce, ma è pronta a rientrare, la Basilicata (dopo tanti zero e 1 ieri ha registrato un più 11 di nuovi positivi), mentre tante altre regioni, come potete vedere dalla tabella, si stanno man mano sempre più avvicinando a questi numeri, che danno una quasi totale tranquillità.
E le altre nazioni? Notiamo che anche se qualcuna, come la Germania, ha allentato alcune misure restrittive, per quanto riguarda gli incrementi percentuali a 5 giorni sono tutte in miglioramento rispetto ad una settimana fa.
La Francia è passata da 6,91 a 3,5, la Germania da 6,4 a 4,02 e l’Italia da 7,83 a 4,93.
Quando la Germania ha allentato qualche misura il 20 aprile i nuovi positivi giornalieri erano circa 1800 e il suo incremento percentuale a 5 giorni era intorno al 10,5%, valore raggiunto ampiamente ora da Francia, Italia e Spagna: peggiore è la situazione sia nel Regno Unito che negli Stati Uniti non solo per i casi giornalieri ma anche per gli incrementi percentuali a 5 giorni dei casi totali: Regno Unito 12,05 e USA 14,2.
Quanto durerà la Fase 2 in Italia?
I soli comportamenti corretti non saranno sufficienti se non si effettuerà un numero di tamponi o esami sierologici adeguato e se non sarà tracciata digitalmente la catena trasmissiva, testata con tamponi mirati e trattata con soluzioni tecnologiche avanzate.
Il numero di tamponi giornaliero in Italia per fortuna sta crescendo moltissimo: si è passati dai 4.000 di media giornaliera di inizio marzo agli oltre 74.000 di ieri: ma per poter passare tranquillamente ad una fase 3 occorrerebbe testare più volte tutto il paese: una cosa impossibile da fare in tempi di settimane o pochi mesi.
I test sierologici (del sangue) costituiscono una valida alternativa: si potranno fare in modo molto più numeroso e in caso qualcuno venga trovato positivo da poco tempo potrà a quel punto fare un tampone. Speriamo che venga data un’accelerata e un ordine a livello nazionale a questo procedimento che è già partito con criteri non uniformi in diverse regioni.
A nostro avviso i tempi di passaggio dalla fase 2 alla fase 3 dipenderanno anche dal numero di persone che scaricheranno l’App.
Purtroppo ci pare che i legislatori in questo periodo siano molto più preoccupati per l’aspetto della privacy, legato alla questione, più che a far comprendere le opportunità concrete che potrebbero esserci da questo strumento.
Noi speriamo che gli Italiani colgano queste opportunità e come è avvenuto per i telefonini nel 1998 e poi con Facebook nel 2008, dopo un periodo di titubanza, capiscano ancora una volta che l’uso di una tecnologia potrà portare più vantaggi che svantaggi, soprattutto in questo caso, dove è in gioco la salute e il lavoro dell’intera nazione.“