L’avvocato Lauretti, interpellato in merito all’Ordinanza del Consiglio di Stato, che ha accolto la sospensiva sul ricorso proposto dagli avvocati Giffenni, Degni e Cannatelli avverso il decreto ministeriale di scioglimento del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Latina, ordinando al commissario avvocato Mignano di non indire le elezioni per il rinnovo del Consiglio, a proposito delle dimissioni che hanno portato al commissariamento dell’Ordine ha affermato che erano motivate e basta leggere le ragioni che sono state condivise da tutto il Foro. Hanno sortito effetto, sono stati pubblicati gli incarichi della volontaria giurisdizione e sono stati affidati gli incarichi anche dopo parecchi mesi agli avvocati di Latina. Dette dichiarazioni, sostiene l’Associazione nazionale forense di Latina, meritano una serie di precisazioni: in primo luogo, i Consiglieri dimessisi non hanno ritenuto di dover rendere edotti gli iscritti prima di dimettersi (attraverso un’Assemblea) delle ragioni dell’asserito contrasto con la Presidenza del Tribunale e delle determinazioni eventualmente da assumere. La decisione degli undici consiglieri che hanno determinato il commissariamento dell’Ordine, pertanto, non è stata minimamente condivisa dagli iscritti ed è stata – anzi – una sorpresa per gli avvocati del foro pontino che hanno appreso soltanto dalla stampa la notizia, a cose fatte. In secondo luogo, anche dopo le dimissioni degli undici consiglieri “laurettiani”, non si è
tenuta alcuna Assemblea degli iscritti che possa aver espresso condivisione delle ragioni addotte, e a quel punto oramai formalizzate, dai dimissionari. Non si comprende, pertanto, sulla base di quali elementi l’avvocato Lauretti possa affermare che “le ragioni sono state condivise da tutto il Foro”. Quanto agli incarichi giudiziari, non ci sembra che si possa affermare che l’affidamento agli iscritti del nostro Foro sia una conseguenza delle dimissioni dei consiglieri, che per converso hanno creato una grave frattura con la magistratura che non giova alla categoria forense. Sono gli stessi dati pubblicati a dimostrare che una piccolissima percentuale di essi riguardava professionisti di altri Ordini. Appare invece confermato che i consiglieri dimessisi abbiano seguito una strategia – peraltro preannunciata oubblicamente dall’avvocato Lauretti all’indomani della proposizione
del reclamo al CNF per la dichiarazione della ineleggibilità dello stesso Lauretti e di altri quattro consiglieri – diretta a provocare nuove elezioni, così evitando che subentrassero ai cinque consiglieri ineleggibili i primi cinque tra i canditati non eletti. Strategia che oggi appare messa in discussione alla luce dell’Ordinanza del Consiglio di Stato, che induce l’avvocato Lauretti a sperare che il Tar confermi la posizione espressa in
sede cautelare, laddove afferma: “La partita è apertissima e siamo fiduciosi visto come il Tar si è espresso nella fase cautelare”. Ci giunge comunque notizia che l’avvocato Lauretti, a differenza dei dieci consiglieri che lo
hanno seguito nella improvvida decisione di dimettersi prima che venisse dichiarata la decadenza dei cinque ineleggibili, sia in procinto di ottenere un prestigioso incarico su indicazione del commissario avvocato Mignano e grazie alla partecipazione dello stesso Lauretti (senza alcun titolo, perché già dichiarato decaduto dal Consiglio Nazionale Forense) ad una riunione dell’ Unione Regionale degli Ordini del Lazio, tenutasi nello scorso mese di febbraio, rispetto alla quale l’Anf Latina ha già espresso tutta la propria
indignazione.
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