Dl Imprese insufficiente, l’allarme dell’Ordine dei commercialisti

L’emergenza sanitaria ha generato una grave situazione economica, e quindi sociale che preoccupa molto anche i commercialisti e gli esperti contabili, dato che ad ogni impresa, professionista e partita Iva corrispondono dipendenti e familiari”.

Lo dice il presidente dell’Ordine di Latina Efrem Romagnoli che nel suo intervento sottolinea anche come “gli interventi sino ad oggi adottati appaiono per lo più annunciati, non realizzati e inadeguati a sostenere la ripresa delle attività produttive e dei servizi.


L’esigenza primaria, adesso, è cambiare rotta e fare presto, perché la ripartenza va programmata e sostenuta con adeguata liquidità, ulteriormente diminuita dopo lo stop di marzo e aprile.

Parliamo ad esempio dei famosi €25.000 che sembrava tutte le imprese avrebbero potuto ricevere dalle banche con la garanzia dello Stato.

In realtà, la norma prevede si possa ottenere fino al 25% del fatturato, ma l’erogazione non potrà comunque superare i 25.000 euro, con la conseguenza che tale importo è raggiungibile solo da chi, salvo precedenti questioni di esposizione-solvibilità, abbia un fatturato di almeno €100.000.

Le piccolissime attività, invece, avendo volumi molto bassi, potranno ricevere solo qualche migliaio di euro.

L’idea di invitare ad andare in banca per contrarre un debito
a breve (massimo 6 anni), che va comunque restituito, non appare innovativa, né risolutiva, tanto più che la gran parte delle imprese già presenta una precedente esposizione.

A ciò si aggiunga che non risulta introdotta alcuna norma modificativa delle
regole, anche europee, che le banche devono applicare nella valutazione del rischio di credito, con tutto ciò che questo comporta in termini di accesso al prestito”.

“Anche i finanziamenti regionali – prosegue Romagnoli – appaiono, allo stato, inadeguati, avendo un plafond molto limitato, per cui potranno essere soddisfatte solo una minima parte delle richieste.

Senza sottacere che ad oggi nulla risulta ancora erogato. Inoltre, sotto il profilo fiscale, abbiamo assistito, fino ad oggi, solo al rinvio, peraltro a breve, delle scadenze, lasciando però inalterato il dovuto.

Riteniamo indifferibile l’esigenza di immediati interventi dello Stato quali: sovvenzioni a fondo perduto per compensare le perdite di fatturato ed eliminare rischi di insolvenza, la sospensione/abbuono di imposte, la
garanzia pubblica al 100% per favorire debiti a lungo termine, il tutto finanziato con titoli di stato a lunga scadenza acquistabili dalla Bce, senza ricorrere ad altri problematici fondi Ue.

Su questa lunghezza d’onda anche la Banca Italia che, nei giorni scorsi, pubblicando un proprio studio, ha dato delle importanti indicazioni: contributi a fondo perduto, favorire gli investimenti, veicolare aiuti alle imprese che superino anche i vincoli europei, debito a lungo termine da collocare sul mercato, compatibile con i programmi di acquisto della Bce,
ed incentivi fiscali.

Attenzione però a parlare di incentivi fiscali o crediti di imposta, perché
solitamente sono misure utilizzabili nel futuro e che producono benefici sul presupposto che ci sia un imponibile positivo (utile) da tassare, situazione altamente improbabile per l’anno corrente.

Ecco perché servono interventi più sostanziosi ed immediati liquidity- oriented.

Sarebbe infatti opportuno, per Ires-Irpef, sospendere fino al 2021, sia acconti che saldi, introducendo subito meccanismi compensativi tra gli utili 2019 e le probabili perdite Identica sospensione anche per l’Irap.

Sospensione, fino al 31/12/2020, delle ritenute sui redditi di lavoro autonomo, sui professionisti e sulle provvigioni, senza limiti di ricavi o compensi, nonché sospensione dei contributi previdenziali di artigiani, commercianti e lavoratori autonomi.

Per l’Iva, analogo rinvio al 2021 per il versamento di acconti e saldi, nonché la sospensione del meccanismo dello “split payment”, così consentendo alle imprese che lavorano con la Pubblica Amministrazione di incassare anche l’Iva evitando, come accade nella stragrande maggioranza dei casi, di restare a credito per l’imposta pagata sugli acquisti, credito di non celere riscossione che produce invece l’immediato effetto di ridurre le liquidità di periodo.

Tali riflessioni e proposte – conclude il presidente dell’Odcec di Latina – nascono dalla costante vicinanza della nostra categoria agli operatori economici, con cui tutti i giorni affrontiamo e risolviamo problemi, animati, prima che da esigenze di sostentamento, dal senso di responsabilità e dalla consapevolezza che il nostro avvenire, come quello dell’Italia, è indissolubilmente legato a quello delle aziende.

Anche noi, come tutto il comparto privato, stiamo soffrendo, ma è bene che si sappia, i famosi ed inadeguati, €600 per gli iscritti in Albi, per ora, contrariamente agli annunci, non sono stati erogati dallo Stato, ma dalle autonome casse di previdenza, attingendo ai fondi costituiti con la nostra pregressa contribuzione.

L’auspicio è quindi che il Governo, con una pluralità di interventi, metta realmente mano al portafoglio in favore delle imprese, perché, per superare questa gravissima crisi non possiamo restare ad aspettare né
l’Europa, né altri”.