Dopo l’espulsione, il deputato Trano spara a zero sul Movimento 5 Stelle

Ufficializzata la sua espulsione dal Movimento 5 Stelle, che avevano anticipato nei giorni scorsi, il deputato di Gaeta Raffaele Trano si lascia andare ad un lungo sfogo contro l’ormai ex partito, riverberato attraverso la propria pagina Facebook. Un j’accuse all’insegna dell’amarezza.

“Alla fine non poteva che finire così: sono stato espulso dal Movimento Cinque Stelle. Ammetto le mie colpe: non quelle che mi vengono addebitate ma altre assai più gravi. Una su tutte: io agli ideali migliori del Movimento ci ho creduto. Ingenuo, romantico, presuntuoso, fate voi. Ed è stato bello crederci, perché nel Movimento o meglio in mezzo a tanti attivisti, cittadini ed elettori io mi sono trovato bene.


Raffaele Trano – deputato M5S

Non mi sorprende questa espulsione. Il modo in cui viene gestito il M5S è oscuro, il modo migliore per rimanerci è abbassare la testa, obbedire e farlo con la massima piaggeria possibile.

Questa sanzione alla fine è per me un premio: non ho svenduto la mia competenza, i miei progetti, la mia dignità di cittadino e di parlamentare. Mi accusano di essermi fatto votare da altri partiti per arrivare al Presidenza della Commissione Finanze. Mi accusano di un accordo alle spalle del mio ex-gruppo.

Il fatto che un gruppo di parlamentari abbia deciso liberamente di puntare su un conoscitore della materia Finanze, si è trasformata incredibilmente in una colpa per loro e per me. Non avevamo sempre criticato gli altri partiti per questo?

Sono stato cacciato dopo essere stato democraticamente eletto presidente della Commissione finanze con il contributo anche di parte del Movimento. Chi gestisce ora il M5S preferiva altri a me.

Le competenze non contano nulla, preferiscono parlare contro i giochi per le poltrone e la difesa della meritocrazia per poi subito tradire tutto, ogni assunto e ogni promessa. Le nomine fatte nelle partecipate statali sono un chiaro esempio, vengono “promossi” compagni di classe, assistenti parlamentari e personaggi dal discusso curriculum vitae.

Lo fanno con un feroce autoritarismo, senza un percorso chiaro, senza fornire motivazioni, senza spiegazioni, senza ascolto e senza una bussola orientata sugli iscritti, sui cittadini, sul buon funzionamento delle Istituzioni. Uno non vale uno quando si è chiamati a svolgere un incarico importante. E di certo se vali zero, vali zero.

Il Movimento ha iniziato a spegnersi gradualmente prima con la morte di Gianroberto Casaleggio, poi con l’azzeramento della nostra linfa vitale, la base, gli attivisti. Il nostro obiettivo era cambiare il paese, fare la rivoluzione e non impelagarsi in lottizzazioni.
Il provvedimento di espulsione è stato preso lunedì mentre in Commissione finanze avevo iniziato ad esaminare il Decreto Liquidità e a stilare il calendario delle audizioni.

Ho capito che mentre stavo cercando di fare quello per cui sono stato eletto, di migliorare un testo affinché si possano dare le migliori risposte possibili ai cittadini e imprese, messi in ginocchio dalla crisi economica prodotta dal coronavirus, c’era chi nel chiuso di altre stanze lavorava invece per le epurazioni utili a mantenere un certo potere.

Sarò un sognatore, e questa è un’altra mia colpa: ma non è questo il Movimento che ho conosciuto e per cui mi sono battuto. Non è quello che ci hanno chiesto i nostri elettori.

Non mi sono voluto piegare né alle correnti né alle logiche della vecchia politica che avevamo giurato di combattere, le faide di Palazzo che dal Palazzo dovevamo cancellare, per ridare dignità a un Parlamento troppo a lungo violentato dalla cura di interessi distanti anni luce da quelli della gente.

Perché si è vero sono stato espulso dal Movimento 5 stelle, ma da quello dei palazzi, del Chilometro quadrato di Roma, mentre io invece rimango nel vero Movimento, quello dei cittadini, che nelle periferie combatte contro la corruzione e le truffe nei comuni. Sono stato espulso dal Movimento, da una piccola pratica burocratica, con un banale copia e incolla. Ma non dal Movimento 5 stelle vero, quello che lotta ogni giorno per cambiare questo paese, ed io a quel Movimento rimango fedele.

Il Paese ci chiede soluzioni, non di essere dei soldatini pronti ad alzare o ad abbassare la manina in base agli ordini dati da chi sta dimostrando di non avere a cuore le sorti della nostra comunità.

Resta l’amarezza per un sogno infranto, per quello che il Movimento 5 Stelle poteva fare e non ha fatto, comportandosi come e peggio di altri.

Questa non è una resa, non riscalderò il mio seggio, non sarò uomo di parte. Non mi sento solo perché ho l’occasione di fare qualcosa di concreto e di buono per il mio Paese.

Non ero utile al Movimento e a questa illegittima reggenza. Proverò ad esserlo nella mia qualità di deputato e di Presidente della Commissione Finanze. Con il vostro aiuto”.