Disposto un nuovo processo per la morte dell’operaio Renato Casagrande, 51 anni, di Priverno, deceduto il 6 ottobre 2006 a Roma, in un cantiere edile dove si stavano realizzando delle villette a schiera.
La Corte di Cassazione, accogliendo i ricorsi del capo cantiere della società Co.ge.im. srl, Armando Palisi, di Latina, e della legale rappresentante della società, Clelia Vianello, nella veste di responsabile civile, ha annullato la sentenza emessa l’8 febbraio 2019 dalla Corte d’Appello di Roma e ordinato un nuovo giudizio da parte di una diversa sezione sempre della Corte d’Appello.
L’operaio perse la vita precipitando da una delle villette in costruzione.
Gli investigatori appurarono che era caduto da un’apertura utilizzata per posizionare la scala con cui collegare i diversi piani dell’immobile lasciata senza protezione.
Il cantiere era stato aperto dalla Co.ge.im., che aveva poi dato l’appalto per la realizzazione degli immobili alla setina Europa Costruzioni, di Simon Deiac, 65 anni, di nazionalità romena, la società per cui lavorava Casagrande.
Il Tribunale di Roma condannò solo quest’ultimo con l’accusa di omicidio colposo.
Seppure solo ai fini civili, non essendo stato fatto appello dal pm, i legali di parte civile Sinuhe Luccone e Dina Carpentieri impugnarono però quella sentenza, ottenendo lo scorso anno anche la condanna di Palisi e della responsabile civile a risarcire i danni morali e materiali e a pagare le provvisionali ai familiari della vittima.
Fatto ricorso alla Corte di Cassazione, Palisi e Vianello hanno quindi ottenuto ora l’annullamento della sentenza, con rinvio a un’altra sezione della Corte d’Appello.
La Suprema Corte ha stabilito che in casi del genere deve essere rinnovata l’istruttoria, dunque devono essere ascoltati nuovamente i testimoni, e occorre una diversa motivazione della sentenza relativamente alle responsabilità del fatto.
Un altro giudizio a distanza di quasi quattordici anni dal dramma.