Coronavirus: nel caos dei dati, ecco “l’ordine” proposto sui nuovi ricoveri

Puntuale come ogni giorno l’analisi dei dati di Ermete Labbadia, laureato in Economia e Commercio ma con una tesi in statistica. Analisi dei dati dell’emergenza che ci aiuta a comprendere un po’ meglio cosa succede attorno a noi.

Come mai – scrive Labbadia nell’analisi odierna – la curva “ufficiale” del contagio in Italia non sta scendendo in modo deciso come avviene in altri paesi occidentali come la Spagna?


In realtà, come stiamo scrivendo già da qualche settimana, anche in Italia c’è un notevole miglioramento anche se i dati ufficiali sembrano fornirci una situazione pressoché costante.

Il motivo è che  inizialmente venivano sottoposti a tampone soltanto le persone con sintomi gravi, in una seconda fase sono stati testati anche quelli con pochi sintomi, mentre ultimamente i test sono stati estesi ai nuclei familiari dei positivi, agli operatori sanitari, alle case di riposo.

Se questo tipo di test fosse stato fatto anche nella fase iniziale e centrale avremmo avuto in quei periodi un numero di positivi anche 10 volte superiore a quello comunicato.

A questa motivazione a cui nessuno degli esperti finora sembra abbia fatto ricorso, almeno nelle trasmissioni televisive più seguite, potrebbero aggiungersene altre.

Oltre al fatto che il numero di tamponi  si è notevolmente innalzato e quindi può far sembrare peggiore l’attuale situazione,  abbiamo avuto segnalazioni che da diverse province o regioni il dato dei “nuovi positivi” potrebbe comprendere anche quello di persone già risultate positive nelle settimane precedenti e che dopo un primo tampone di controllo risultino ancora tali.

Ad esempio l’emittente Telecolore della provincia di Salerno precisa nella sua pagina facebook il 13 aprile: “Dei tamponi processati nelle sedute di laboratorio di ieri sera 12 aprile e di questa mattina in totale sono 8 quelli risultati positivi di cui 5 secondi positivi portando al numero di tre i nuovi casi accertati.”

La domanda nasce spontanea: il dato relativo a questa provincia sui nuovi positivi poi ufficializzato dalla Protezione Civile è di 3 o di 8? Può capitare che un singolo malato venga conteggiato in periodo diversi “2 volte positivo”?

Il dottor Borrelli ha specificato qualche settimana fa che nel numero dei tamponi rientrano anche molti negativi di persone precedentemente positive sottoposte a tamponi di controllo e che il numero dei tamponi non equivale quindi al numero delle persone testate.

Ma si avrà almeno il buon senso di conteggiare i positivi una volta sola e non due? Se così non fosse per tutte le province il dato dei casi totali, dei nuovi positivi e degli attualmente positivi risulterebbe ancora più “avariato”, visto che più o meno in questo periodo il 50% dei tamponi positivi è riferibile a situazioni già in essere da settimane.

Crediamo comunque più plausibile che le differenze tra i dati comunicati dalle emittenti locali e quelli comunicati ufficialmente siano dovute più a ritardi di comunicazione ma siamo fermamente convinti che la curva reale del contagio nazionale sia lontana anni luce da quella proposta giornalmente dai vari mezzi di comunicazione.

Chiaramente se la curva del contagio avesse tutto un altro aspetto sarebbe di notevole importanza perché è soprattutto facendo considerazioni sull’andamento di questa curva che il comitato scientifico dà consigli al Governo e alle Regioni le quali poi traggono le loro conclusioni nello stilare ad esempio i calendari di probabili riaperture.  

Un modo semplice per capire la reale curva del contagio è quello che vi abbiamo proposto noi già da qualche giorno e riguardante la Provincia di Latina (Grafico in alto).

Basterebbe a livello regionale e nazionale moltiplicare la curva dei nuovi ricoverati per un numero verosimilmente tra 7 e 9 per avere una fotografia molto più realistica della curva del contagio.

E’ così difficile per il sistema sanitario scoprire quanti siano i nuovi ricoverati Covid giornalmente presso le loro strutture? Perché non ci propongono questa curva?

Da non confondere questa informazione da noi fornita dopo aver letto tutti i bollettini quotidiani della provincia di Latina sui “nuovi ricoverati” con quella giornalmente data dagli organi di informazione che riguarda l’aumento o la diminuzione di ricoverati nelle strutture ospedaliere nazionali, che comprende anche malati che sono lì da diverse settimane.

Se ci dicono ad esempio che i ricoverati in una determinata giornata sono diminuiti di 10 unità è una notizia importante e positiva per la tenuta del sistema sanitario ma non ci danno informazioni adeguate dal punto di vista statistico e soprattutto dell’evoluzione del contagio.

Ci sono 10 persone di meno negli ospedali perché ne sono entrate 40 e uscite 50 oppure perché ne sono entrate 1000 e ne sono uscite 1010?

Come è variato questo numero nelle varie fasi temporali?

Dopo l’informazione data ieri in Conferenza Stampa che negli ultimi 28 giorni circa il 35% dei malati in terapia intensiva nelle strutture sia di Milano che di Roma è deceduto e calcolando il tempo medio di permanenza abbiamo cercato di costruire una curva plausibile dei nuovi ingressi nelle terapie intensive.

Anzi a dir la verità l’abbiamo costruita utilizzando, in caso di dubbi, i dati più pessimistici per l’ultimo periodo.

Il grafico in basso da noi supposto dei nuovi ingressi in terapia intensiva a livello nazionale  sembra seguire un andamento molto simile a quello basato sui dati reali dei nuovi ricoverati in provincia di Latina .

Se si considera che poi nel periodo tra il 15 e il 20 marzo in alcune aree della Lombardia molti ingressi non sono stati possibili perché era stato raggiunto il numero massimo di posti disponibili, la situazione dell’ultimo periodo risulta ancora migliore se paragonata alle precedenti.

I nostri 2 grafici offrono qualche speranza in più.  Anche noi “pensiamo 2 volte positivo”.