Mentre il 44enne arrestato per l’omicidio dell’anziano contadino Emilio Maggiacomo continua a negare non solo di averlo aggredito, ma anche di averlo ucciso, l’esame autoptico racconta tutt’altro, in linea con le prime risultanze investigative di polizia e carabinieri: quella tratteggiata è stata un’aggressione brutale, con più colpi inferti per mezzo di un corpo contundente. Il cadavere del 69enne di Fondi è apparso martoriato. Con una serie di ferite oltrettutto incompatibili con un investimento, stando ai primi accertamenti medico-legali, le cui risultanze definitive saranno depositate entro 90 giorni.
L’INTERROGATORIO DELL’INDAGATO
Giornata convulsa, mercoledì, sul fronte della ricostruzione del delitto Maggiacomo. Il via si è avuto in tarda mattinata, con l’interrogatorio di garanzia dell’arrestato, il 44enne d’origine pakistana Abdul Majid Khan, tenuto dal giudice per le indagini preliminari Mario La Rosa a distanza: per via dell’emergenza legata al Covid-19, l’indagato è stato ascoltato in videoconferenza dal carcere di Latina. La versione tenuta è sostanzialmente la stessa espressa a caldo, dopo il fermo di lunedì da parte degli agenti del Commissariato della Piana.

Assistito dagli avvocati Maurizio Forte e Luigi Vocella, lo straniero, residente a Fondi dal 1998, ha sostenuto di essersi trovato nel terreno di Maggiacomo, nell’area verde di San Raffaele, per sbaglio. A suo dire, doveva andare nel territorio di Itri per consegnare un preventivo a un cliente – l’uomo si occupa in particolare della potatura di piante -, trovandosi però la strada sbarrata per effetto della “zona rossa” imposta su Fondi nell’ambito delle misure per il contenimeto del coronavirus. A quel punto, avrebbe quindi tentato di eludere il blocco cercando una via alternativa. Fino a trovarsi nel fondo agricolo del 69enne, localizzato in un passaggio senza alcuna uscita.
In quei momenti Maggiacomo era al lavoro, intento ad allestire una vigna. Visto Khan nella sua proprietà, lo avrebbe scambiato per un malintenzionato. Di lì, un alterco rapidamente degenerato. E, almeno questo particolare, ovvero la discussione, è un dato di fatto, come si evince anche dalla telefonata che il 69enne ha fatto al figlio prima di essere ritrovato privo di vita. La fotocopia della tessera sanitaria dell’arrestato proprio vicino al corpo dell’anziano? Riguardo questo punto, Khan ha affermato di avergliela consegnata per mostrare la sua identità, nel tentativo di placare l’ira del contadino. A seguire, l’indagato sostiene di essere stato aggredito, pare per mezzo di un bastone, ma di non aver reagito, fiondandosi in macchina, una Lancia Phedra, per poi allontanarsi. Nel fuggire, non ha escluso di aver colpito in maniera accidentale Maggiacomo con l’auto, che a suo dire non credeva nemmeno deceduto.
IL QUADRO EMERSO DALL’AUTOPSIA
Fin qui, la versione riferita al Gip. Che però, come anticipato in apertura, all’esito dell’autopsia non trova riscontro. Perlomeno riguardo la fase cruciale del delitto: a differenza di quanto affermato, l’esame sul corpo del 69enne ha portato a delineare un’altra dinamica. In cui, date le ferite incompatibili, il supposto investimento non sembra trovare alcun posto. Tutt’altro: come del resto ipotizzato da polizia e carabinieri, Emilio Maggiacomo sarebbe stato aggredito in maniera feroce.

Diversi e in più punti, i traumi riscontrati. Sul volto, ma soprattutto sul torace, dove a quanto pare è stata riscontrata una lesione anteriore e posteriore con annessa emorragia. Sulle mani dell’anziano sarebbero peraltro evidenti lesioni compatibili con un tentativo di difesa. Sulla base delle risultanze, non è escluso – ed è anzi ritenuto probabile – che la vittima sia stata colpita a più riprese con un corpo contundente, rigido, stretto e lungo. Forse uno degli elementi repertati sul luogo dell’omicidio dalle forze dell’ordine, che nel frattempo continuano per quanto di competenza gli accertamenti.

L’autopsia, svoltasi presso la camera mortuaria del cimitero comunale a partire dal pomeriggio, si è protratta per circa 5 ore. A svolgerla il dottor Alessandro Mariani, camice bianco incaricato dalla Procura di Latina, il dottor Francesco Loreti Romantini, tenente colonnello medico dell’Esercito e specialista in medicina legale, incaricato dalla famiglia della vittima, e la dottoressa Daniela Lucidi, consulente nominata dalla difesa di Khan.
IL GIUDICE SI RISERVA
Per adesso l’ipotesi di reato formulata nei confronti del 44enne arrestato rimane quella di omicidio volontario, aggravato dai futili motivi. Restano sequestrate A margine dell’interrogatorio di mercoledì, il pubblico ministero di Latina titolare del fascicolo, il dottor Claudio De Lazzaro, ha richiesto la convalida del fermo con l’applicazione della misura del carcere. I difensori di Khan hanno invece presentato la richiesta dei domiciliari, puntando sul presupposto della mancanza del pericolo di fuga. Il Gip La Rosa al momento non si è pronunciato, con la riserva che verrà sciolta nella giornata di giovedì.
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L’indagato esce dal Commissariato di polizia dopo il fermo
Le interviste a caldo sul luogo del delitto e le prime indagini
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