Ha 28 anni e si trova in Lombardia, a Bergamo, dove lavora come insegnante. Il suo nome è Isabel Maggiarra, una ragazza originaria di Itri che, suo malgrado, si trova nel mezzo della ‘zona rossa‘, in piena emergenza da COVID-19.
Alla luce di quanto accaduto nei giorni scorsi, in particolare per ciò che riguarda l’atteggiamento di paura che sabato ha spinto molte persone a lasciare Milano e la Lombardia poco prima che venisse “chiusa” dal decreto Conte, la giovane insegnante ha inviato alla nostra redazione una lettera di appello al buon senso e al senso civico, dal titolo ‘Noi che resistiamo’ che pubblichiamo integralmente.
“La mia storia non è poi così diversa da quella di tanti altri. Giovane donna di ventotto anni nata sul mare, nel Golfo di Gaeta, e trapiantata al Nord. Tre lauree, un master e una cattedra che mi aspetta in Lombardia, ogni anno nel mese di settembre il mio telefono non smette di suonare.
Una cattedra a tempo pieno e il lavoro che ho sempre sognato: insegnare lingua e letteratura italiana e Storia, quella con la “s” maiuscola che oggi più che mai trova conferma della sua importanza.
Scrivo questo articolo non per me ma per tutti i miei colleghi provenienti da tutta Italia che trascorrono ore di apprensione, scrivo per tutti i lombardi e per tutti gli italiani.
Scrivo per dare un insegnamento ai miei alunni: mai lasciarsi sopraffare né dalla paura né dall’ignoranza.
Spesso noi lavoratori meridionali siamo stati definiti “terroni” in passato e anche in un passato non così remoto. L’Italia spesso, purtroppo, è apparsa divisa in due: Nord e Sud. Oggi molti studenti, lavoratori provenienti dal Sud, dimostrano ancora una volta di non meritare questa stupida accezione. Proprio perché attaccati alla loro originaria terra, quella terra che li ha cresciuti, coccolati, resi istruiti ma alla quale hanno dovuto dire “arrivederci”, in un momento di caos e di panico decidono di restare nelle zone rosse, resistere, stringere i denti anche davanti alle importanti ma giuste misure restrittive del governo.
Un atto di intelligenza, di rispetto verso i loro cari, genitori, nonni, zii, parenti, concittadini, corregionali, connazionali.
Siamo un coro nel quale le nostre voci cantano all’unisono, da italiana sento di dover dire loro “grazie”, grazie perché non affollate come tanti altri le stazioni per l’ultimo treno notturno verso il Sud, le strade, le autostrade e non vi scapicollate per tornare a casa prima dell’entrata in vigore del nuovo decreto. Fate questo incuranti delle indicazioni di tecnici sanitari, studiosi della materia, ricercatori, scienziati, primari, infettivologi e del comparto medico tutto.
Per definirsi “Italiani” di non importa quale regione bisogna innanzitutto adottare il senso civico: non esiste differenza morale tra Settentrione e Meridione, esiste invece un enorme scarto fra buon senso e ignoranza; quest’ultima fa più paura del Coronavirus.
Isabel Maggiarra – Bergamo, 8 marzo 2020“.