Caccia al ladro finita in omicidio e tentato depistaggio

La guardia giurata accusata dell’omicidio di un 43enne di nazionalità marocchina, morto dopo una caccia al ladro consumatasi alla periferia di Aprilia nella notte tra il 28 e il 29 aprile 2018, avrebbe cercato di inquinare le prove.

L’apriliano Giovanni Trupo avrebbe cercato di nascondere la sua presenza sul luogo del delitto, spingendo quanti erano con lui a mentire.


A riferirlo agli investigatori è stato un altro apriliano che insieme al vigilantes si era messo all’inseguimento dell’auto su cui la vittima viaggiava insieme ad altri due stranieri, sospettando che si trattasse di ladri.

Il particolare emerge ora dalla sentenza con cui la Corte di Cassazione ha confermato gli arresti domiciliari per la guardia giurata, imputata per omicidio preterintenzionale davanti alla Corte d’Assise del Tribunale di Latina, in un processo che dovrebbe prendere il via il prossimo 4 febbraio.

Un anno e mezzo fa i residenti in un condominio di via Guardapasso notarono una Renault Megane che si aggirava nella zona.

Temendo che si trattasse di ladri, tre apriliani, tra cui Trupo, all’epoca dei fatti in servizio all’ospedale Spallanzani di Roma, si misero all’inseguimento dell’auto, tenendosi nel frattempo in contatto con i carabinieri.

Sulla Nettunense la Megane uscì fuori strada e quando gli investigatori arrivarono sul posto trovarono a terra, senza vita, il 43enne Hadji Zaitouni, già noto alle forze dell’ordine e domiciliato a Tor San Lorenzo.

Dalle indagini svolte, esaminando anche le immagini catturate da una telecamera di sorveglianza della zona, il sostituto procuratore Giuseppe Miliano si è convinto che a colpire lo straniero con un pugno al volto e a provocarne così la morte, dopo avergli anche mostrato la pistola, sia stato proprio Trupo, che si è invece sempre giustificato sostenendo di aver solo dato un calcio alla mano della vittima, temendo che stesse cercando di prendere una pistola.

E dalla sentenza della Corte di Cassazione emerge ora che un altro inseguitore avrebbe riferito agli investigatori del tentativo di Trupo di indurlo a mentire.

Più precisamente della richiesta della guardia giurata “di non fare parola della sua presenza”, invitando gli altri apriliani che erano con lui “a dichiarare di aver trovato la vittima già riversa in terra”.

Per la Suprema Corte un particolare “indice di una chiara e lucida previsione dell’accaduto”.

La verità dovrà emergere dal processo.