Al via, nell’aula bunker di Rebibbia a Roma, il processo ai quattro imputati accusati di aver drogato, violentato e ucciso, nel quartiere capitolino San Lorenzo, la sedicenne Desirée Mariottini, di Cisterna di Latina.
Sotto accusa i nigeriani Alinno Chima e Mamadou Gara, detto Paco, il ghanese Yusef Salia e il senegalese Brian Minthe.
La ragazzina, tra il 18 e il 19 ottobre dell’anno scorso, avrebbe ricevuto sostanze stupefacenti nell’immobile abbandonato in via dei Lucani e poi, colta da malore, anche quando era già agonizzante sarebbe stata vittima di violenze sessuali e sarebbe stata lasciata morire senza chiamare i soccorsi.
“Non sono responsabile della morte di questa ragazza, chiedo perdono e scusa alla madre e alla famiglia e rispetto il loro dolore”, ha dichiarato Salia davanti alla Corte d’Assise del Tribunale di Roma, annunciando anche di voler ritirare la denuncia che aveva presentato contro i genitori della vittima per omessa vigilanza sulla sedicenne.
Un’udienza a cui hanno preso parte anche Barbara e Michela Mariottini, la mamma e la zia di Desirée.
“È dura per la mamma stare nella stessa aula con gli imputati, il processo sarà lungo e ogni udienza sarà una ferita lacerante per lei e per i nonni. Si fanno forza e aspettano giustizia’”, hanno sostenuto gli avvocati di parte civile Maria Teresa Ciotti e Claudia Sorrenti.
Prossima udienza il 15 gennaio.