L’eurodeputato di Fratelli d’Italia, Nicola Procaccini, ha depositato nei giorni scorsi un’interrogazione alla Commissione Europea. In realtà si tratta di un documento non presentato solo dall’ex sindaco di Terracina, ma firmata da tutti i rappresentanti di FdI del gruppo ECR del Parlamento europeo, in merito al “Rapporto sull’islamofobia europea nel 2018”, pubblicato dalla Fondazione SETA, Istituto turco di ricerca politica, economica e sociale, con sede ad Ankara.
“Si tratta di una grave attacco alle libertà di comunicazione e di espressione – afferma Procaccini – e la vicenda è resa ancora più grave e preoccupante dal fatto che il dossier risulta finanziato dall’Unione Europea con lo scopo di analizzare il fenomeno del razzismo antimusulmano nei Paesi dell’Unione. È assurdo e inconcepibile – prosegue nella nota – che i soldi dell’Europa servano a finanziare un progetto che mette all’indice una serie di esponenti politici, scrittori e quotidiani europei, tra cui “Il Giornale”, colpevoli, secondo quanto contenuto nello scritto, di una comunicazione antislamica, e ‘responsabili’ di stigmatizzare l’Islam. Ci sono anche altri elementi davvero preoccupanti, tra i quali il legame della fondazione autrice del documento con il Governo turco, con tanto di logo del Ministero del Tesoro di Ankara in calce allo studio. Un autentico paradosso considerando l’approccio repressivo delle autorità turche nei confronti della libertà di stampa”.
“Per questo – prosegue ancora l’esponente del partito della Meloni – abbiamo presentato una interrogazione alla Commissione europea per fare chiarezza su una vicenda che, se fosse confermata, sarebbe davvero gravissima. Nell’interrogazione – continua Procaccini – abbiamo quindi chiesto non solo di conoscere in dettaglio le modalità con cui è stato erogato il finanziamento dello studio dall’Unione Euroepa alla Fondazione SETA, ma come sia possibile che un istituto di ricerca extra comunitario possa creare, con fondi europei, delle vere e proprie liste di proscrizione. Riteniamo, inoltre – conclude – che la pubblicazione di questa lista di presunti “islamofobici” possa rappresentare una minaccia per la sicurezza delle persone indicate e per tutti i giornalisti che lavorano presso le testate additate”.