Due pontini nella maxi inchiesta per peculato sui lavori al carcere di Uta, in provincia di Cagliari.
Al centro delle indagini portate avanti dal sostituto procuratore Emanuele Secci sono finiti lavori “mai eseguiti oppure pagati due volte”, “non conformi” e costi maggiori del previsto per i materiali.
Un sistema di illeciti che avrebbe portato a 80 milioni di euro la spesa per la costruzione del penitenziario, mentre secondo gli inquirenti il costo per opere e materiali non supererebbe i 60 milioni. Spariti dunque 20 milioni di euro.
Gli indagati, tutti dirigenti pubblici, tecnici, collaudatori e imprenditori, sono 12, tra cui Giovanni e Carlo Guglielmi, di 64 e 60 anni, di Latina, il primo provveditore per le opere pubbliche del Lazio, Abruzzo e Sardegna nel 2009 e 2010 e il secondo il fratello, responsabile unico del procedimento dal 2010 al 2011 e successivamente dirigente dello provveditorato per le opere pubbliche di Cagliari.
Un’inchiesta portata avanti dai carabinieri della sezione di polizia giudiziaria della Procura di Cagliari e nata da alcuni esposti presentati nel 2014, relativi a presunte inadeguatezze del carcere.
Oltre al peculato, il sostituto procuratore Secci ha poi contestato, a vario titolo, anche la frode in pubbliche forniture, il falso e il favoreggiamento.