Omicidio volontario e tentato omicidio. Altro che legittima difesa. Sono accuse pesanti quelle formulate dal pm Simona Gentile e con cui è stato rinviato a giudizio l’avvocato Francesco Palumbo.
Il legale di Latina, il 15 ottobre 2017, sparò con una pistola contro un gruppo di malviventi che stava fuggendo dopo aver svaligiato l’abitazione del padre, anche lui un avvocato, in via Palermo. Uno dei ladri venne ucciso e un altro restò ferito.
L’avvocato, lasciato sempre a piede libero, si difese sostenendo che uno dei malviventi si stava avvicinando a lui minacciosamente, che aveva messo una mano in tasca, che era sicuro stesse prendendo una pistola per ucciderlo, e che solo a quel punto si era deciso a utilizzare l’arma che aveva con sé e a far fuoco.
Per il pubblico ministero Gentile e per il giudice per l’udienza preliminare Giuseppe Cario, Palumbo è invece responsabile di un omicidio volontario e di un tentato omicidio, essendosi recato in via Palermo, nel capoluogo pontino, una volta scattato l’allarme, senza attendere l’arrivo delle forze dell’ordine, armato e soprattutto avendo sparato in cortile al ladro ucciso mentre quest’ultimo era ancora sulla scala utilizzata per raggiungere l’appartamento da svaligiare e di spalle, e a quello ferito mentre fuggiva.
La tesi della rapina impropria del resto era già caduta nel processo alla banda di ladri proprio per la razzìa nell’appartamento dei Palumbo, con gli imputati condannati solo per furto.
Il processo al legale inizierà il prossimo 30 gennaio davanti alla Corte d’Assise del Tribunale di Latina e i familiari della vittima, Domenico Bardi, 42 anni, originario di Napoli, e Salvatore Quindici, il ladro ferito, si sono già costituiti parte civile.