Davanti al giudice per l’udienza preliminare del Tribunale di Roma, Clementina Forleo, che dovrà decidere sui quattro imputati accusati di aver ucciso la 16enne di Cisterna di Latina, Desirée Mariottini, è iniziato l’incidente probatorio per raccogliere le testimonianze di quanti erano presenti nell’immobile abbandonato in via dei Lucani, nel quartiere San Lorenzo, tra il 18 e il 19 ottobre scorso, quando la ragazzina perse la vita dopo ore trascorse tra sesso e mix di droghe.
Per il procuratore aggiunto Maria Monteleone e il sostituto Stefano Pizza i nigeriani Alinno Chima e Mamadou Gara, detto Paco, il ghanese Yusef Salia e il senegalese Brian Minthe sarebbero responsabili di omicidio volontario, avendo violentato la minore, avendole dato sostanze stupefacenti e avendola poi lasciata morire senza chiamare i soccorsi, continuando ad abusare di lei quando era già agonizzante. Ipotesi che sarebbe sostenuta dalle tracce di Dna trovate dagli investigatori sul corpo della vittima.
“Gli imputati ci hanno impedito di allertare i soccorsi per aiutare Desirée Mariottini”, ha assicurato davanti al giudice Forleo un testimone.
Quella in corso a Roma è però una battaglia senza esclusione di colpi. I quattro imputati sanno di rischiare tantissimo. E Salia, difeso dagli avvocati Maria Antonietta Cestra e Margherita Matrella, ha presentato una denuncia contro la madre e contro i nonni materni della vittima, sostenendo che sarebbero anche loro responsabili del dramma non avendo vigilato sulla sedicenne e che sarebbero così responsabili di abbandono di persone minori o incapaci.
L’imputato ha sostenuto che da circa un mese la ragazzina faceva la spola tra Cisterna e via dei Lucani, a Roma, vendendo il suo corpo in cambio di droga. “Se la ragazza quel giorno fosse stata in casa con i familiari – io Salia Yusif ora non sarei in carcere”.
Accuse che hanno portato la difesa di Salia anche a contestare la costituzione di parte civile dei familiari della vittima. Il giudice ha intanto però accolto anche le costituzioni del Comune di Roma, della Regione Lazio e delle le associazioni “Insieme con Marianna” e “Dont’t worry-Noi possiamo Onlus”.
“Vogliamo giustizia: per atti del genere ci deve essere la certezza della pena. Al fianco della famiglia e degli amici di Desirée”, ha twittato il sindaco di Roma, Virginia Raggi.