“Nella casa di riposo per anziani chiusa perché priva di autorizzazioni esistono lavoratrici pagate ed inquadrate come badanti, non viene riconosciuto il giusto contratto di settore. Abbiamo contestato e denunciato da tempo come Uiltucs Latina le modalità intraprese anche nell’altra casa di riposo di Lenola appartenente anche questa alla Coop Minerva”, scrivono dal sindacato. Sostenendo una totale chiusura da parte della coop: “Se non accetti il contratto come domestica non lavori”.
“Come Uiltucs assistiamo da tempo le addette qualificate ‘non domestiche’, che da anni svolgono assistenza permanente ad anziani presso le due case di riposo di Lenola. Personale altamente specializzato e professionalmente preparato, hanno anzianità di servizio che arriva sino a 15 anni. Notte, giornom festivi assistono moltissimi anziani dei paesi anche limitrofi, i quali pagano puntualmente la retta mensile. Lavoratrici che assistono H24 persone nelle strutture, compreso il vitto.

Pochi mesi fa ci viene segnalato che non percepivano stipendi e salario da circa 10 mesi ed altri istituti contrattuali”, continuano dal sindacato del segretario provinciale Gianfranco Cartisano. “Dopo il nostro intervento e con una grande forza di coraggio delle lavoratrici nostre iscritte, raggiungemmo l’accordo con il recupero immediato di tutte le somme e delle mensilità arretrate non pagate. iìIl nostro lavoro insieme alle lavoratrici non finì con il ripristino delle competenze, contestammo il tipo di Contratto Nazionale applicato alle addette qualificate, le lavoratici erano inquadrate ed oggi ancora vengono pagate con una paga oraria di lavoro domestico come una colf”. Tutto errato per la Uiltucs Latina: “Le lavoratrici oltre ad aver un danno economico subiscono ancora oggi l’umiliazione dei ritardi sui stipendi di una paga mensile da colf e badante.
Come Uiltucs Latina stiamo intervenendo da tempo su questa anomala questione di Lenola, la quale costringe le operatrici con un lavoro sottopagato, rispondendo alla Uiltucs che applicando il contratto vero e di riferimento sarebbero costretti a chiudere. Veramente pazzesche le affermazioni della dirigenza della Coop di Lenola, siamo intervenuti con gli enti preposti affinché venisse ripristinato il giusto e corretto contratto di settore, non quello di badante, abbiamo sollecitato ufficialmente ad inquadrare le lavoratrici con il giusto contratto.
Uiltucs e operatrici resteranno sulla propria posizione, “per imporre la dignità a queste lavoratrici, le quali da anni hanno accettato un contratto imposto, scorretto ed irregolare rispetto alle mansioni che svolgono quotidianamente. Il rischio d’impresa della Cooperativa Minerva non può ricadere solo sulle addette, unica risorsa della cooperativa; gli utenti hanno il rapporto diretto e quotidiano con loro, parliamo di persone anziane che vengono assistite giornalmente, non è un supermercato dove esiste produttività, la lavoratrice di quella struttura non è una badante, non fa pulizie e non è una domestica. E’ questo che chiediamo e diciamo da tempo alla Coop Minerva , la quale non vuole risolvere il problema continuando a sostenere e dimostrando che l’unico obiettivo è il profitto sulle rette degli utenti, calpestando la professionalità delle addette”. Che, ribadiscono insieme alla Uiltucs Latina, “pretendono chiarezza e rispetto sulla giusta e corretta applicazione del contratto nazionale, le lavoratrici debbono essere retribuite per il giusto lavoro e mansioni che svolgono”.
Per la Uiltucs il problema salariale del contratto applicato deve essere gestito come la “mancanza di autorizzazioni” che ha portato alla chiusura della struttura. “Oggi quelle lavoratrici perdono pezzi di salario consistente, visto il rinnovo sottoscritto pochi mesi fa del contratto di settore. Contratto e salari che applicano tutte le coop concorrenti del territorio pontino, le quali subiscono una concorrenza sleale da parte della Minerva”. Che, evidenza ancora una volta il sindacato, “paga come domestiche le operatrici specializzate, con un evidente profitto, abbattendo il costo del personale. Sottolineando che il costo agli utenti, le cosiddette rette, non diminuiscono, restano invariate”, chiosano Cartisano e i suoi.