Camorra ed estorsioni, chiesta una pena più alta per Katia Bidognetti

Estorsioni del clan dei Casalesi, il pubblico ministero chiede in secondo grado una pena per Katia Bidognetti. La requisitoria a Napoli è finita poche ore fa nell’ambito del processo di Appello che vede imputate 27 persone vario titolo di estorsione con il metodo mafioso con Katia Bidognetti e la sorella Teresa a loro volta direttamente in contatto con il padre, il boss Francesco Bidognetti, detto Cicciotto ‘e Mezzanotte al 41 bis. Il processo riprenderà ora a fine novembre con le difese. Per Katia Bidognetti condannata in primo grado a 6 anni con il rito abbreviato, il pubblico ministero ha chiesto un aggravamento della pena di 7 anni e 4 mesi. Complessivamente per i 27 imputati si parla di quasi due secoli di condanne.

Gli imputati sono accusati, a vario titolo, di estorsione ai danni di imprenditori di Casal di Principe, San Cipriano d’Aversa, Villa Literno, Cellole, Castel Volturno, Acerra e Roma. Nel mirino degli esattori del clan era finita anche una prostituta albanese residente a Giugliano.


Il clan si stava organizzando negli ultimi anni anche attorno alle figure parentali del boss, come ad esempio Katia, arrestata nel mese di febbraio 2017 a Formia nel corso di una vasta operazione che ha toccato anche L’Aquila, Casal di Principe e Parete, nei confronti di affiliati al clan casalese dei Bidognetti.