Progetto metro e truffa, il caso approda in tribunale

Vincenzo Zaccheo

Il prossimo 4 ottobre il giudice per l’udienza preliminare del Tribunale di Roma deciderà se rinviare a giudizio i dieci imputati, tra cui l’ex sindaco di Latina, Vincenzo Zaccheo, accusati di truffa aggravata, abuso d’ufficio e falso al termine dell’inchiesta sul progetto della metro nel capoluogo pontino. E il Comune ha deciso di costituirsi parte civile, pronto in caso di condanna a chiedere i danni.

Alla luce delle indagini svolte dalla Guardia di finanza, agli imputati erano stati anche bloccati beni per oltre tre milioni e mezzo di euro.


Sotto accusa, oltre all’ex primo cittadino, il dirigente comunale Lorenzo Le Donne, l’avvocato Giovanni Pascone, il direttore dei lavori Vincenzo Surace, gli imprenditori Pierluigi Alessandri, Cecilia Simonetti, Aldo Bevilacqua, Mauro, Irene xxxxx e Sxxxxxx (le generalità sono state cancellate nel luglio del 2022 in ossequio a una richiesta di diritto all’oblio).

Secondo il sostituto procuratore Cristina Pigozzo attorno alla metro sarebbe stata consumata una truffa milionaria senza arrivare neppure alla realizzazione dell’opera.

Il progetto della metropolitana leggera doveva portare a collegare il centro cittadino con Latina Scalo e con i quartieri Q4 e Q5, venne affidato dalla giunta comunale a “Metrolatina”, un raggruppamento di imprese composto da Sacaim spa, XXXXX spa (il nominativo della società è stato cancellato nel luglio del 2022 in ossequio a una richiesta di diritto all’oblio), Costruzioni Iannini, Atral scarl, e Montele srl, ma per gli inquirenti l’intera operazione sarebbe stata solo frutto di forzature e il finanziamento sarebbe stato ottenuto dal Cipe ingannando il Ministero dei trasporti, facendo alla fine finire nelle case di Metrolatina 3.663.000 euro come acconto sul primo stato di avanzamento lavori nonostante non fosse stato aperto neppure il cantiere, destinando quel denaro all’acquisto dei vagoni dalla società produttrice francese. Una truffa.

Il gip Giuseppe Cario aveva convalidato il sequestro patrimoniale evidenziando che il contributo regionale previsto in base ai chilometri che avrebbe percorso la metro e al numero dei passeggeri, alla base del finanziamento ottenuto dal Cipe, non era mai stato approvato dalla Regione, non essendo stato rinvenuto un atto in tal senso.

Il giudice aveva poi sottolineato che i fondi erano stati ottenuti garantendo al Ministero, l’8 novembre 2005, che per l’infrastruttura c’era un progetto definitivo, quando invece l’incarico anche per la progettazione venne affidato a Metrolatina solo nel 2007, il progetto adottato dal consiglio comunale nel 2009 e la relativa variante urbanistica disposta soltanto nel 2011. Ma la prescrizione incombe.