Questione-urbanistica a Formia: Rifondazione analizza il problema del traffico

Il problema della congestione veicolare della viabilità di Formia nasce, in buona parte, dalla sovrapposizione dei flussi di traffico che hanno origini e destinazioni esterne al comune con quelli dell’ambito urbano. Il risultato è il blocco dell’Appia e della Litoranea.

Le Relazioni del Piano Urbano del Traffico (adottato con DCC n.75 del 5/12/2016) hanno sottolineato che nelle principali sezioni stradali della città transitano 30.433 veicoli su SR 213 – Lungomare Repubblica; 20.897 su Via dell’Unità d’Italia; 22.007 sulla Variante SS 7 Quater. Numeri notevoli, volumi che hanno dimensioni spaventose se si pensa che le rilevazioni sono state fatte nel periodo Novembre – Dicembre 2014! Ragion per cui è più che lecito ipotizzare che in estate quelle misure risultano quanto meno raddoppiate.


Traffico serale a Formia

L’amministrazione comunale dovrebbe intervenire con proposte di due tipi: 1) Provvedimenti ed iniziative volti a migliorare la mobilità dei suoi cittadini. 2) realizzazione di nuove infrastrutture ed adeguamento di quelle esistenti al fine di eliminare i colli di bottiglia.

Tra i provvedimenti del primo tipo potremmo trovare aiuto nell’Unione Europea, che recentemente ha varato il programma INTERREG CENTRAL EUROPE, allo scopo di sviluppare soluzioni di mobilità a valore aggiunto a basso impatto ambientale con strumenti ICT in quelle città dove sono presenti o si vogliono incrementare limitazioni del traffico su scala cittadina o metropolitana. Tra le molte iniziative sviluppate ricordiamo il progetto SOLEZ (Smart sOlutions supporting Low Emission Zones and other low-carbon mobility policies in EU cities) che coinvolge molte realtà nazioni diverse. Tra i provvedimenti del secondo tipo è la vergogna della classe politica a farla da padrone. Tante sono le chiacchiere fatte che hanno prodotto il nulla. Basti pensare che nel 2004 il quadro infrastrutturale del sud pontino prevedeva le seguenti opere: – un nuovo collegamento ferroviario merci che avrebbe unito a Formia a Cassino, – il riuso della ferrovia Formia-Gaeta (per il solo trasporto merci), – la connessione diretta tra SS.213 e la SS.7 Appia, – la Variante alla SS n°7 Appia-Pedemontana di Formia (tracciato inserito nel PRG vigente del Comune di Formia) funzionale al nuovo itinerario autostradale “Corridoio tirrenico meridionale-tratto Roma (Fiumicino)/Appia (Formia). Nonché, altri interventi per il potenziamento del sistema relazionale primario interregionale e regionale non meglio specificati, – lo spostamento della stazione di Formia in località Santa Croce, – il porto di Formia a vocazione turistica con previsione di potenziamento, il porto di Gaeta a vocazione commerciale con previsione di potenziamento. Di tutto questo in quindici anni non è stato compiuto nulla o quasi.

Il monumento all’inutilità della classe politica di Formia è rappresentato dalla Pedemontana di cui si parla da quasi sessant’anni quando alla fine degli anni ’50 – dopo la realizzazione della Litoranea-Flacca – si avviò la discussione su questo tracciato, osteggiato e sotterrato dai proprietari dei terreni interessati e dalla brama di gloria dei sindaci. Il progetto definitivo fu approvato dalla Conferenza di Servizi il 23/09/1999 e poi dalla Regione Lazio il 29/10/1999, completo di VIA. L’opera, parte del Corridoio plurimodale Tirreno-Nord Europa e dunque di un itinerario di interesse nazionale, era stata già cantierizzata, quando il cambio di amministrazione fermò la costruzione per avviare una serie di revisioni progettuali tra cui ricordiamo: 1) quella del 2001 dal costo di 420 milioni di euri, poi salito a 760 milioni pertanto privo di copertura finanziaria. 2) Nel 2017, vi fu una revisione del progetto con una strada classe C2 dal costo “contenuto” di 174 milioni di euri con inizio lavori previsto per il 2019. Si pensò anche ad idee alternative ma senza atti concreti. Alla resa dei conti il risultato è stato il nulla.

Pendolari alla stazione FS di Formia

Noi non possiamo non ricordare la nostra proposta di collegare Via Solaro alla Stazione. Un’idea di tracciato abbiamo provato anche a farne un grafico e trasmetterla al comune ottenendo un silenzio by-partisan. Abbiamo pensato che magari fossero allo soluzioni alternative invece niente. Eppure sono problemi serissimi legati ai tempi di percorrenza e alla qualità dell’aria che andrebbero monitorati per trovare una soluzione ed invece c’è un approccio fatalista volto a giustificarsi con l’inettitudine dell’amministrazione precedente.

Esiste il problema della messa in sicurezza di strutture importanti ed obsolete tra cui ricordiamo il ponte Tallini e il cavalcavia di Penitro. Oppure la necessità di provvedere all’adeguamento dei sottovia ferroviari di via Cassio, di Acquatraversa, dell’Acqualonga e di Panorama tutti a senso unico ed abbandonati a se stessi, generatori di ingorghi spaventosi. Sul punto vorremmo ricordare che RFI stia intervenendo in diversi comuni della provincia per risolvere problemi analoghi, ma alle nostre latitudini tutto tace.

Esiste anche un problema della sicurezza della viabilità, nella realizzazione di tutti i marciapiedi – quelli di Via delle Vigne e via Fosso degli ulivi non sono pervenuti – per rendere sicuri i pedoni, non osiamo chiedere quale idea di ciclabilità abbia questo consiglio comunale, visto che non è in discussione un solo metro di pista ciclabile. Eppure di chilometri da fare ve ne sarebbero! Tutta la costa di levante – dai carabinieri al monte di Gianola potrebbe essere attrezzato con un percorso ciclabile, che potrebbe togliere non poco traffico dalla sovrastante via Appia. Basterebbero due ponticelli all’altezza di Rio Acqualonga – la cui riqualificazione sarebbe un’assoluta novità nell’ambito urbano – e Rio Acquatraversa per dare continuità al tracciato. Invece, tutto tace.

RIFONDAZIONE COMUNISTA

Esiste il problema di interi comparti urbani privi di accessi al mare o collegati con viuzze del tutto improvvisate, tali da rendere chilometri di spiaggia privi di accesso al mare, protetti e dissimulati da chi invece ne dovrebbe assicurare l’uso, fatta eccezione per alcuni sporadici casi.

La materia andrebbe esaminata nell’ambito della variante di PRG oppure di un disegno di rigenerazione urbana tuttavia su tutti i problemi menzionati regna un gran silenzio. Diversamente il problema che a noi preme rappresentare è che questo caos urbano realizzato per far arricchire qualche mercante di turno, porta disagio sia agli abitanti che solitari sono costretti a far fronte all’assalto dei bagnanti sia ai bagnanti stessi che trovano una città con un assetto urbano inadeguato ad accoglierli”.

Circolo “ENZO SIMEONE”, partito della Rifondazione Comunista di Formia