Cultura solo a parole, l’affondo di Aprilia in prima linea

Leggiamo e pubblichiamo una nota di Aprilia in prima linea a firma di Daniele Ippoliti e Fabrizio Di Carlo. “Appare evidente come ad Aprilia la cultura venga intesa come un fastidio da chi ci governa. A nulla valgono le dichiarazioni di circostanza sul “ruolo della cultura” e sulla volontà di “promozione della lettura”,
quando poi in pratica non ci è dato sapere cosa l’assessorato competente stia facendo per mettere in atto tali
enunciazioni. Risalgono ad un anno addietro le nostre sollecitazioni scritte – e anche de visu – nei confronti
dell’Assessore Martino, a cui non è stata data risposta. Eppure gli chiedevamo solo di farsi promotore di eventi culturali che portassero – in particolare nelle scuole – libri, autori e storie che facessero innamorare i
giovani e non solo, nella nostra città. In sostanza, gli abbiamo chiesto di fare ciò per cui è pagato. Ma ovviamente non è solo colpa sua, anzi: ne abbiamo avuto la prova recentemente con la questione del Teatro
Europa – che ricordiamo essere stato svenduto ad un privato dato che il Comune ne ha disertato l’asta.
Ennesima occasione mancata e ulteriore dimostrazione della distanza tra la politica e le esigenze culturali
della popolazione. Fanno sorridere le dichiarazioni del Sindaco che, dopo essersi fatto sfuggire il Teatro, dichiarava che non consentirà nessun cambio di destinazione d’uso della struttura. Parole al vento a cui
nessuno crede. La cultura per l’Amministrazione è un pericolo. Infatti essa, vista l’eterogeneità delle forze
componenti la compagine finto-civica, potrebbe far deflagrare le tensioni esistenti se il Comune si facesse
promotore di un qualsiasi evento o linea culturale motu proprio. Quindi la soluzione più comoda è quella di
continuare con gli eventi “birra e panini”, oppure lasciare ai singoli privati e alle associazioni tutto il resto.
Nel frattempo la biblioteca comunale è in attesa da anni di un rilancio e magari di un allargamento. Gli spazi
pubblici e le strutture sono nettamente insufficienti per la grandezza demografica della città, e le procedure
per la loro utilizzazione sono farraginose e disincentivanti. Il presunto Polo Culturale dopo pochi anni è già
bisognoso di restauri e versa nel quasi assoluto inutilizzo. Senza parlare del Museo della civiltà contadina di
Carano, uno spettacolo che fa male solo a guardarlo. Organizzare eventi culturali nella nostra città è difficile
ma non impossibile, noi lo sappiamo bene e lo abbiamo dimostrato. Mettiamoci anche le difficoltà inerenti
l’esiguità dei fondi pubblici destinati alla cultura. Proprio su questi, di recente si è svolta una polemica che si
è rivelata un boomerang più per chi l’ha sollevata che per chi l’ha subita. Infatti da essa poteva e doveva
sorgere un dibattito – quasi subito chetato – su come vengono assegnati i sovvenzionamenti pubblici e sulla
possibilità che vengano premiate le vicinanze politiche e non la validità dei progetti culturali. Rimane il fatto
che uno dei pochi casi in cui la cultura in questa città si usa come strumento di sostegno o di esclusione
politica, piegandola a meri scopi di parte. A tal proposito, chiediamo che vengano resi noti i titoli e le case
editrici dei libri recentemente acquistati dal Comune per la biblioteca per bambini. Non vorremmo che si fossero usati soldi pubblici per finanziare assurde teorie relativiste e gender, e per promuovere l’indottrinamento dei bambini e attaccare la famiglia naturale”.