Affitta-sdraio a Frontone, indaga la Procura di Cassino

Frontone

Il caso degli affitta-sdraio sulla spiaggia di Frontone, a Ponza, non finisce al Tar.

I giudici amministrativi, a cui hanno fatto ricorso tre cooperative escluse dal Comune, hanno rinviato qualsiasi decisione al 16 ottobre, ma sulla vicenda ha aperto un’inchiesta la Procura della Repubblica di Cassino.


Il Comune ha rilasciato i permessi lo scorso 24 giugno, con notevole ritardo. Due coop e una ditta individuale escluse hanno però subito sottolineato che i vincitori non avrebbero i requisiti richiesti per essere ammessi alla gara e avrebbero dichiarato il falso per cercare di accaparrarsi l’affare.

Secondo gli esclusi alle tre coop che esercitano ora l’attività a Frontone di noleggio di ombrelloni e lettini mancherebbe infatti il requisito relativo alla disponibilità di un’area di ricovero delle attrezzature balneari entro 50 metri dalla spiaggia.

Dopo numerose diffide presentate al responsabile Suap del Comune, finalizzate all’accertamento in loco della sussistenza di tale requisito e dunque ad appurare la veridicità delle dichiarazioni rese dalle cooperative vincitrici nella domanda di partecipazione alla gara, il 4 luglio è stato eseguito un sopralluogo congiunto da parte dell’ingegnere capo dell’Ufficio tecnico comunale, della polizia locale e dei carabinieri. E stando ad alcune indiscrezioni sarebbe emerso effettivamente che le tre coop non avrebbero i depositi nelle aree previste.

Gli avvocati Cecilia Greca e Leonardo Zipoli, che difendono le cooperative escluse, hanno così nuovamente diffidato il responsabile Suap del Comune a revocare le autorizzazioni concesse e ad escludere le tre cooperative aggiudicatarie dalla graduatoria, con conseguente scorrimento della stessa a favore delle due coop e della ditta individuale escluse.

Una vicenda su cui sta indagando appunto la Procura di Cassino.

La difesa delle cooperative escluse sostiene intanto che se non verranno revocate le autorizzazioni verrà denunciato il responsabile Suap “per le continue e volontarie omissioni contrarie ai doveri del proprio ufficio e per ciò stesso sanzionabili penalmente”.

“Siamo al paradosso – aggiungono – che i nostri assistiti invece di essere tutelati alle luce dell’eclatante riscontro effettuato dallo stesso Comune unitamente alle forze dell’ordine, sono oggetto di vaghe ritorsioni da parte dell’Amministrazione nei confronti delle loro attività”.