Affari attorno al fallimento di un hotel, l’inchiesta si allarga

La Procura della Repubblica di Latina

L’inchiesta sulla presunta catena di illeciti che sarebbero stati consumati nell’ambito di una procedura concorsuale con al centro la vendita dell’hotel “Il Guscio”, a Terracina, si allarga. Vi è stato un ulteriore passaggio di quote.

I pm Giuseppe Bontempo e Claudio De Lazzaro hanno indagato nove persone, tra cui sette professionisti, ipotizzando i reati di turbativa d’asta, falsità ideologica commessa da pubblico ufficiale in atti pubblici, abuso d’ufficio, rivelazione e utilizzazione di segreti d’ufficio.


Dopo le perquisizioni negli studi professionali compiute dalla Guardia di finanza, il numero degli stessi indagati potrebbe però ora aumentare e potrebbero farsi strada anche altre ipotesi di reato. Una vicenda che coinvolge anche un istituto di credito.

Uno sviluppo che arriva dieci mesi dopo le prime notizie sull’indagine, avviata dopo la denuncia presentata da un’imprenditrice. Quest’ultima gestiva una società con sede a Cuneo, la Circe srl, proprietaria dell’hotel dato in affitto a una seconda società, con cui veniva gestita la struttura ricettiva. Nel 2016 quest’ultima società, la Quadrifoglio sas, rappresentata dalla medesima imprenditrice, è stata dichiarata fallita dal Tribunale di Latina, che dichiarava il fallimento anche della donna, in quanto socio responsabile in maniera illimitata.

L’hotel a due passi dal mare , a seguito di una procedura esecutiva del 2008, era stato inoltre pignorato e nell’ambito di tale procedura stimato da un perito del valore di oltre 4 milioni di euro. E a tale prezzo, dopo essere stato dato in custodia a un notaio di Terracina, a febbraio 2017 è stato mandato all’asta.

Il curatore del fallimento della società, un commercialista di Latina, ha poi nominato amministratore, al posto dell’imprenditrice, un altro commercialista del capoluogo pontino. Lo stesso curatore ha quindi presentato al Tribunale un programma di liquidazione, stimando in oltre 800mila euro i debiti dell’azienda e puntando sulla vendita diretta delle quote della società proprietaria dell’hotel, specificando che vi era un’offerta di acquisto di tali quote presentata tramite un noto studio legale di Latina.

Dato l’incarico a un altro commercialista di Latina per valutare le quote dell’azienda, le stesse sono state stimate del valore di quasi 240mila euro. Una somma ritenuta irrisoria dall’imprenditrice che ha presentato la denuncia, considerando che l’hotel era stato ritenuto un bene del valore di oltre 4 milioni.

In poco tempo però quelle quote sono state vendute all’offerente, un altro commercialista ancora, sempre di Latina, in cambio di poco più di 280mila euro, versati mediante dodici assegni circolari emessi lo stesso giorno della vendita. Particolari che hanno fatto ritenere all’imprenditrice che l’acquirente sapeva di essere l’unico offerente e che si sarebbe così aggiudicato senza troppi problemi l’azienda e dunque lo stesso hotel.

Subito dopo l’amministratore della società, tramite lo stesso legale che aveva fatto presentare all’acquirente l’offerta, ha ottenuto la sospensione dell’esecuzione immobiliare, che giunta l’asta al terzo tentativo partiva da una base di quasi 2,3 milioni di euro. Altro elemento che ha fatto ipotizzare all’imprenditrice che i commercialisti intervenuti nella vicenda avessero organizzato tutto per sottostimare le quote societarie, far mettere a uno di loro le mani sull’hotel e quest’ultimo fare affari con un altro albergatore di Terracina.

Il commercialista che ha acquistato le quote a maggio le ha poi cedute a un familiare e alla moglie dell’avvocato che gli aveva fatto presentare l’offerta, per circa 170mila euro, pagati sembra con gli stessi assegni circolari utilizzati per l’aggiudicazione delle quote.

Infine, ottenuta dalla società la rinuncia agli atti esecutivi, si è estinta anche la procedura esecutiva sull’hotel.

Ora è emerso che l’8 gennaio scorso la Circe srl ha di nuovo cambiato assetto societario, essendo le quote passare dal commercialista, dal familiare di quest’ultimo e dalla moglie del legale coinvolto nella vicenda a una società, la Mac srl, di proprietà della famiglia dell’albergatore terracinese su cui già si erano concentrate le indagini.

Quote cedute per un milione e mezzo di euro, grazie anche a un mutuo da 1,4 milioni concesso da una banca, con scadenza nel 2036 e un’ipoteca da 3,4 milioni.

Abbastanza per far allargare l’indagine in un caso che sembra l’ennesimo caso opaco costruito attorno alle procedure esecutive del Tribunale di Latina.