“Che cosa potranno mai scoprire di eclatante il segretario provinciale del PD Claudio Moscardelli ed i consiglieri regionali La Penna e Forte andando in giro per gli ospedali del Sud pontino?“
E’ quanto si chiedono, in un comunicato congiunto, i parlamentari pentastellati Raffaele Trano ed Ilaria Fontana, unitamente al portavoce in consiglio regionale Loreto Marcelli, Vice presidente della commissione sanitaria regionale.
“Forse, attraverso allusioni più o meno velate un po’ come i sottintesi della favola di Alice, faranno luce sulle modalità con le quali il presidente della Regione Lazio e commissario ad Acta, Nicola Zingaretti, insieme ai suoi manager di riferimento, ha gestito il commissariamento della sanità nel Lazio meridionale?
Alla pari dello smemorato di Collegno, escono dal letargo e, in un attimo passeggero di resipiscenza, si accorgono dello stato disastroso del servizio sanitario in cui soggiace la provincia pontina, passando dal “tutto va ben madama la marchesa” all’ “io speriamo che me la cavo” come folgorati sulla strada di Damasco. Sfondano una porta spalancata ammettendo candidamente, per la prima volta, che i servizi della rete ospedaliera sono stati possibili solo grazie ai sacrifici di “medici ed infermieri che hanno stretto i denti”, ma che alla situazione dei precari, che lungi dall’essere superata, si aggiunge quella preoccupante dei prossimi pensionamenti, da noi segnalata già lo scorso anno a poche settimane dal nostro insediamento.
Dunque, se i pochi risultati raggiunti dalla sanità nel Lazio meridionale sono da ascrivere al volenteroso personale, la gestione manageriale non può certo definirsi eccelsa, sia dal punto di vista dell’organizzazione del layout sanitario, così come pensato e predisposto dai manager e commissari provinciali, sia della distribuzione delle risorse da parte del commissario regionale Nicola Zingaretti. Ma gli esponenti del partito democratico vanno anche oltre, infierendo con le loro dichiarazioni, sul loro stesso segretario politico nazionale. La “quota capitaria” assegnata alla provincia di Latina risulta essere inferiore alla media regionale ed a quella assegnata alle altre regioni. Il re non solo è nudo, ma a denudarlo sono oggi, finalmente, gli stessi suoi sudditi.
Grazie al PD, la sanità in provincia di Latina, in particolare la rete ospedaliera, è diventata una delle cenerentole a livello nazionale, ma il PD pontino, con i propri improbabili e strumentali interventi, non è stato in grado ad oggi di modificare sensibilmente questa situazione e di ottenere da parte di Zingaretti l’attenzione che il territorio aveva richiesto e meritava.
Paradossale, infine, risulta essere la visita presso l’ospedale Dono Svizzero fatta senza spendere una parola sulla Risonanza Magnetica: ordinata da ben 6 anni e mezzo ed ancora non funzionante. Si richiedono nuove apparecchiature anche quando basterebbe mettere in funzione quelle presenti ma non operative. Il manager Asl Casati è riuscito a beffare i giornalisti e politici locali che a febbraio scorso, dopo l’ennesimo annuncio, hanno preso per buona l’imminente inaugurazione della risonanza magnetica di Formia, credendo evidentemente che formare il personale ed ottenere le autorizzazioni mancanti fossero pratiche da evadere a stretto giro. Ma le cose, come avevamo preannunciato, sono andate diversamente, senza ovviamente che chi di dovere se ne sia accollato le responsabilità traendone le conseguenze. Per strana coincidenza tutto questo avviene all’indomani della pubblicazione della notizia del cambio della dirigente del settore amministrativo di Asl Latina. Speriamo che questa ventata di novità porti consiglio agli esponenti istituzionali del PD pontino riconducendoli alla realtà, anche perché addebitare il disastro al solo commissariamento, targato Polverini, ci sembra francamente non rispettoso verso i cittadini ed i pazienti, ancora oggi costretti a viaggi della speranza nei nosocomi e nelle strutture diagnostiche romane, del Molise e della Campania.
Verrebbe da dire meglio tardi che mai, invece ci viene in mente un aforisma di ben altro tenore: ma da quale pulpito viene la predica?”