Restituita all’Italia una testa romana di marmo ritrovata a Fondi negli anni ’30

Si è svolta nella giornata di ieri a Roma presso Villa Almone, residenza dell’ambasciatore tedesco, la cerimonia di restituzione all’Italia da parte della Germania di una testa di marmo, risalente all’epoca romana (II secolo d.C.).

Il reperto fu rinvenuto a Fondi nel corso di alcuni scavi urbani eseguiti negli anni ‘30.


Alla cerimonia di restituzione erano presenti per la Germania l’ambasciatore tedesco in Italia Viktor Elbling, il rettore dell’Università di Münster Johannes Wessels e il direttore dell’Istituto Archeologico Germanico di Roma prof. Ortwin Dally, e per l’Italia il Ministro dei Beni e delle Attività culturali Alberto Bonisoli, il capo dell’Ufficio Legislativo del Mibac Lorenzo D’Ascia, il comandante del Comando Tutela Patrimonio Culturale Generale Fabrizio Parrulli e l’Assessore all’Urbanistica del Comune di Fondi Claudio Spagnardi.

Le prime notizie dell’esistenza del reperto risalgono al 1937. Trafugato dall’Italia presumibilmente tra il 1944 e l’inizio degli anni ‘60, nel 1964 approdò nel Museo Archeologico dell’Università di Münster poiché il direttore dell’epoca l’aveva acquistato da un privato cittadino di Amburgo. Non vi erano, allora, evidenze sulla provenienza illecita. La buona fede dell’Università di Münster e del suo Museo Archeologico è stata confermata quando, da parte tedesca, è stata avanzata spontaneamente la proposta di restituzione della testa.

«Si tratta di un atto dal valore altamente simbolico – ha affermato il Ministro Bonisoli – in quanto testimonia la piena adesione di Italia e Germania a principi e valori di carattere universale e il nostro approccio condiviso al concetto di tutela del patrimonio culturale».

Del ritrovamento diede notizia dapprima il Cinegiornale LUCE (B0932) del 5 Agosto 1936, accompagnando le immagini degli scavi e dei reperti con il seguente testo, pronunciato con consueta voce stentorea: «Durante lavori di risanamento il sottosuolo di Fondi, una delle poche città che abbia conservato la pianta della prima fondazione, ha ridonato alla luce sei colossali stipiti marmorei, alcuni ex voto, teste virili ed una superba testa di Augusto, la cui effige è fra le più espressive che l’antichità ci abbia tramandato del primo imperatore di Roma».

Grazie al bibliofilo Giuliano Carnevale si è potuti risalire ad un saggio a firma dell’archeologo Domenico Mustilli, funzionario delle Antichità e Belle Arti e docente di Archeologia all’Università di Napoli, pubblicato sul volume “Notizie degli scavi di antichità – Atti della Reale Accademia Nazionale dei Lincei – 1937”, edito nel 1938. Nel paragrafo “Fondi – Sculture scoperte nell’abitato” si legge: «Nei lavori eseguiti per la fognatura della città, circa due metri al disotto dell’attuale livello stradale, sono stati scoperti alcuni tratti del basolato dell’antica via romana. […] Dai cavi sono stati estratti [sic] le seguenti sculture le quali possono testimoniare la ricchezza di monumenti esistenti a Fondi in età romana […]».

Il saggio riporta puntualmente i singoli ritrovamenti e le relative descrizioni: “Busto colossale di Augusto”, “Ritratto virile”, “Parte superiore di statua maschile”, “Ara circolare di pietra calcare”, “Testa di caprone”, “Puteale marmoreo”, “N.7 blocchi appartenenti ad un architrave marmoreo”.

Nel merito della “Parte superiore di statua maschile” il Mustilli scrive: «Da via Manzoni. Altezza della parte conservata m. 0,77; altezza della testa m. 0,25; del viso m. 0,185. Marmo lunense: nella parte posteriore la trattazione è molto sommaria. La scultura rappresenta una figura giovanile, col volto circondato da una folta ed ampia chioma scendente ai lati del collo e sulla nuca. […] Quanto all’età della scultura, un indizio ci è dato dall’uso del trapano nella chioma, usato con funzione organica per separare le singole ciocche: lo stesso trattamento, ancora più approfondito, troviamo nel noto rilievo del Palazzo dei Conservatori di Roma con l’allocutio di Adriano, nella figura Genius populi Romani, la cui testa non manca di analogia con quella della statua di Fondi. Il rilievo di Roma è di età antoniana, e sembra che la scultura in esame non possa essere attribuita ad un periodo più tardo; anzi per la trattazione della superficie del marmo e per l’anatomia sobria ispirata direttamente a modelli di età classica, parrebbe probabile l’attribuzione al principio di questo periodo. Che la rappresentazione sia quella di una figura ideale è indubbio. La testa con la chioma abbondante, ispirata ai modelli cari all’ellenismo e di derivazione dal tipo idealizzato di Alessandro, ed il nudo con le sue partizioni precise e con l’accentuazione delle masse muscolari, derivato da tipi dell’arte del V secolo av. Cr., rendono parimenti sicuri che nel frammento si debba riconoscere una di quelle creazioni tanto frequenti nella corrente accademica dell’arte romana. Tipi più o meno affini furono adattati a rappresentare diverse divinità (ad esempio: Sol, Bonus Eventus, Genius, ecc.), personificazioni delle divinità delle messi (Einzelaufnahmen, mm. 3822-3824), concetti astratti, ad es. Honos. […] Mancando gli attributi non è possibile proporre l’identificazione». Il testo è accompagnato dall’immagine del ritrovamento, da cui si evince che negli anni ‘30 la scultura era composta da testa e busto, mentre attualmente il reperto si compone della sola parte superiore. L’immagine pubblicata nel 1938 evidenzia già una frattura alla base del collo, tra testa e busto.

Il Sindaco di Fondi Salvatore De Meo e l’Assessore alla Cultura Beniamino Maschietto, recependo in tal senso la disponibilità del Mibac e del Comando Tutela Patrimonio Culturale, stanno predisponendo tutte le attività necessarie alla restituzione alla città di Fondi della testa marmorea, originariamente posta nell’antiquarium comunale.