Acquacoltura nel Golfo di Gaeta, Marciano: “Dal 2020 via gli impianti”

Martedì, in Consiglio Comunale, si discute la nostra proposta di deliberazione sugli impianti di acquacoltura di Vindicio” .

Esordisce così, in un comunicato diffuso a mezzo stampa, Claudio Marciano, consigliere comunale di minoranza del Comune di Formia.


L’obiettivo è quello di dare al Comune di Formia una linea d’azione chiara in vista della scadenza delle concessioni, che avverrà l’anno prossimo.

Claudio Marciano

Nel primo dispositivo, la delibera impegna la Sindaca e la Giunta a compiere una ricognizione sulle concessioni in essere in mare, che risultano essere ampie il doppio rispetto a quelle concordate nel protocollo Comune – Regione del 2008. L’obiettivo è quello di registrare e denunciare gli abusivi del mare: quelli che operano senza titolo amministrativo, quelli che si sono ampliati più del dovuto.
Nel secondo dispositivo, la delibera impegna la Sindaca e la Giunta a formalizzare una diffida alla Regione Lazio nel rinnovare le concessioni degli attuali impianti in scadenza nel 2020. L’attuale regolamento sulla concessione degli spazi per l’acquacoltura, nonché il riconoscimento del Golfo come area sensibile, non consentono alcun rinnovo. La sperimentazione off-shore però non è partita? Fatti loro. Potevano pensarci prima. 

Il Comune di Formia

Nel terzo dispositivo, si dà al Comune di Formia pieno mandato di partecipare al tavolo con la Regione e gli enti di ricerca incaricati dalla stessa per analizzare l’impatto degli impianti sull’ecosistema marino del Golfo. Gli studi esistenti sono datati e non tengono conto né dell’attuale posizione degli impianti né del loro ampliamento.

Qui la bozza dell’atto, che nello spirito costruttivo a cui si ispira la nostra azione politica in Consiglio, è stato scritto in collaborazione con la Sindaca, con il supporto tecnico-legale della nostra avvocatura comunale. Sarà pertanto proposta come atto del Comune e non di un gruppo politico. Ritengo questa modalità d’azione la più adeguata per sottolineare la dignità di tutti gli eletti, i quali hanno il dovere ma anche il diritto di poter essere “Comune”, senza essere maggioranza”.