La Polizia di Stato – Questura di Latina, al termine di un’articolata attività investigativa denominata ‘Coast to Coast’ ha eseguito 10 misure cautelari dell’obbligo di firma nei confronti di altrettanti soggetti responsabili, a vario titolo, dei reato di detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti. Inoltre un’altra persona è stata sottoposta alla misura cautelare degli arresti domiciliari, ed altre tre sono indagate in stato di libertà.
Le misure sono state emesse dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Cassino, dottoressa Vittoria Sodani, a seguito delle indagini effettuate dagli investigatori del Commissariato di Gaeta e coordinate dal sostituto procuratore Eugenio Bulgarini Nomi.
Le indagini si sono sviluppate mediante una tipica attività investigativa vecchio stampo, supportata da attività tecnica, consentendo di definire il quadro probatorio a carico degli indagati. Significativo, il fatto che i territori interessati abbiano riguardato ben tre Procure ordinarie: Cassino, Latina e Roma.
Le attività, iniziate nel corso del 2017, scaturiscono dal vasto allarme sociale avvertito dalla cittadinanza di Gaeta in ordine ai reati connessi all’assunzione di stupefacenti da parte dei giovani del posto ed alla relativa facilità di approccio degli spacciatori, che approfittavano della cosiddetta movida per ampliare la platea dei possibili acquirenti.
E’ stato sgominato un sodalizio che riforniva la città di cocaina, con le 15 persone indagate domiciliate in alcune delle principali città del litorale del Sud pontino: Gaeta, Formia, Terracina, Sperlonga e Fondi; difatti, l’ambito commerciale degli spacciatori spaziava da Formia e Terracina, interessando tutta la Riviera d’Ulisse.
Comunque è Gaeta la città dalla quale è partita l’attività di indagine e dove si è svolta la maggior parte dell’attività investigativa, che ha consentito di individuare, anche nell’abitato di Fondi, un frequente luogo di approvvigionamento degli stupefacenti. A vendere la cocaina e le altre droghe, una solida rete di pusher ben ramificata e composta anche da incensurati, in contatto tra loro e con un linguaggio in codice al quale riferirsi in caso di bisogno.
La misura degli arresti domiciliari è stata eseguita nei confronti di un giovane di Gaeta, C.A., di 25 anni. Nel dettagli le persone sottoposte ad obbligo di firma sono: P.A, classe 1996; C.A, classe 1997; F.G., classe 1991; B.D.A, classe 1992; D.A., classe 1992; M.P., classe 1992; L.S., classe 1986; A.H., classe 1991; F.M., classe 1987; D’A.A., classe 1987.
La rete del gruppo ‘Coast ti Coast’, così definita proprio dal diffuso contesto territoriale rivierasco del territorio che va da Terracina a Formia e comprende, in particolare, Gaeta, commercializzava principalmente cocaina: ma non mancavano clienti per hashish e marijuana. Nel corso delle indagini, la polizia è riuscita a ricostruire pure quella che può definirsi la ‘rotta della droga’. I quantitativi di sostanza stupefacente, da acquistare e cedere, anche a giovanissimi, variavano di volta in volta, ma il modus operandi era sempre lo stesso. La piazza di rifornimento era quella di Fondi, mentre la vendita al dettagli avveniva principalmente tra Formia, Gaeta e Terracina.
Nel corso delle intercettazioni gli indagati ed i loro clienti cambiavano spesso il codice d’intesa, volto a perfezionare gli accordi, oppure per indicare lo stupefacente. “Le singole conversazioni, che isolate dall’insieme potrebbero solo risultare sospette, divengono di volta in volta più comprensibili nel momento in cui le si mettono in relazione con l’intero contesto – sottolineano dalla Questura – facendo emergere le responsabilità di ognuno degli indagati; dai quali, peraltro, pur non sfuggendo allusioni evidenti alle sostanze compravendute, trasparivano anche i grandi timori per i controlli effettuati dagli appartenenti alla Polizia di Stato nei confronti dei loro sodali”.
Il significato reale delle conversazioni viene poi confermato: dai servizi di osservazione predisposti a conferma delle attività tecniche, dai conseguenti sequestri di sostanza stupefacente ed arresti ai danni di alcuni degli indagati, nonché dalle testimonianze raccolte dagli inquirenti nel corso delle indagini delegate.
Peraltro i protagonisti usavano diversi telefoni cellulari, usando e gettando le schede pressoché settimanalmente; mentre le sostanze venivano, di volta in volta, indicate con nomi diversi (bamba, guaina o ‘la pratica da sbrigare’).
Inoltre, durante i riscontri oggettivi alle intercettazioni, sono stati recuperati diversi chili di cocaina ed hashish, nonché oltre 60mila euro in contanti, verosimilmente provento di dette attività illecite.
Comunque il ‘volume degli affari’ è risultato difficilmente calcolabile, proprio in relazione all’ampia diffusione territoriale degli interessi economici dei gruppi attenzionati, che per gli inquirenti ammonta a non meno di diverse decine di migliaia di euro a settimana.
Fatto curioso è risultato essere quello causato dai problemi derivanti dallo stoccaggio e dalla conservazione dello stupefacente. “Qui – rilevano dalla polizia – il gruppo prevedeva anche che gli spacciatori del posto compulsassero gli acquirenti, obbligandoli a ricevere la droga a domicilio o in un altro luogo sicuro di loro pertinenza (una sorta di custodia al consumo)”.
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