Si è conclusa con una sentenza emessa il 23 aprile 2019 del Consiglio di Stato la vicenda relativa ad un ormai ex operaio Cotral. Un uomo di Lenola esposto per anni all’amianto e che ha continuato a lavorare nonostante avesse diritto alla pensione: dopo numerosi giudizi e anni di attesa il signor M.P., difeso dagli avvocati Leone Grossi e Toni De Simone, si è visto riconoscere un cospicuo risarcimento sia patrimoniale che non patrimoniale.
LA VICENDA – Con una sentenza del Tribunale di Latina, sezione Lavoro, l’ex operaio si era visto riconoscere i benefici previsti dalla legge per essere stato impiegato per oltre un decennio, dal 4.9.1989 al 31.12.2010, in un’area lavorativa in cui erano presenti materiali contenenti amianto. L’Inps, però, a suo tempo eseguì solo in parte la suddetta sentenza, riconoscendo l’esposizione all’amianto solo per il periodo dal 4.09.1989 al 31.12.1994. Da ciò ne conseguiva che M.P. andava in pensione in data 1.1.2015, anziché il 1.1.2012. Venendo costretto, a causa della condotta dell’Inps, a lavorare per ulteriori tre anni nonostante avesse maturato il beneficio pensionistico.
SCACCO ALL’INPS – L’uomo si è quindi rivolto dapprima al Tar Lazio e successivamente al Consiglio di Stato, che con la sentenza anticipata in apertura ha condannato l’Inps a corrispondere tre anni di mancata pensione, nonché un risarcimento di 25mila euro per il danno derivante dal peggioramento della qualità della vita, dovuto allo stato d’ansia e stress causato dal dover continuare a prestare attività lavorativa nonostante il diritto alla pensione.