Nel sud pontino ci sono famiglie e singoli che gestiscono gli affari criminali nei diversi centri. A sostenerlo questa volta non sono magistrati o ufficiali di polizia giudiziaria impegnati a indagare su alcuni episodi. E non sono neppure associazioni che si occupano del contrasto alle mafie o più in generale di legalità.
Lo afferma un ex esponente del clan di origine nomade Di Silvio, Agostino Riccardo, che dopo essere stato arrestato lo scorso anno nell’ambito dell’inchiesta “Alba Pontina”, relativa alla cosiddetta mafia rom a Latina, ha deciso di collaborare con la giustizia.
Riccardo, che si occupava soprattutto di estorsioni e di contatti con la politica per conto dei Di Silvio, ha dichiarato ai magistrati della Dda di Roma che i Di Silvio spadroneggiavano nel capoluogo pontino e che quando dovevano compiere estorsioni fuori dalla città si “rivolgevano alle organizzazioni criminali che controllavano il territorio o a persone che le rappresentavano”.
Il pentito ha così parlato, per quanto riguarda Formia, di Giovanni Luglio, già condannato a sette anni di reclusione nel processo “Formia Connection”, una sentenza su cui tra circa un mese dovrà pronunciarsi la Corte di Cassazione, definendolo un “affiliato al clan dei Bardellino. “Era in galera con me e sono stato io a prendere la conoscenza”, ha sostenuto il collaboratore di giustizia.
Per quanto riguarda invece Fondi, Riccardo ha parlato dei D’Alterio, da tempo ritenuti referenti nella Piana del clan dei Casalesi e coinvolti nelle inchieste antimafia sul Mof, e per Santi Cosma e Damiano di Ettore Mendico, già condannato come esponente dell’omonimo clan collegato ai Casalesi, e Giuseppe Sola, anche lui abbondantemente noto alle forze dell’ordine.