“Dalla lettura del piano industriale della Formia Rifiuti Zero – approvato dall’assemblea dei soci l’8 Febbraio 2018 – abbiamo potuto verificare che nel 2018 la parte fissa (spazzamento, costi amministrativi, gestione del servizio, etc) è costata 3.694.000 euro, mentre la parte variabile (raccolta e trasporto rifiuti, trattamento e smaltimento, raccolte differenziate, etc) è costata 4.546.000 euro. Per un totale di 8.241.000 mila euro”.
All’analisi dei conti della partecipata del Comune di Formia, il Circolo “Enzo Simeone”, partito della Rifondazione Comunista.
“Nel 2019 invece la parte fissa costerà 3.965.000 euro, la parte variabile costerà 4.660.000 euro. Per un totale di 8.626.000 euro.
L’aumento dei costi è quindi pari a 385.000 euro. Per quanto riguarda la tariffa dal 1° gennaio 2014 è in vigore la TARI, che prevede che la copertura del servizio sia a carico totale dei cittadini. La tariffa per le utenze domestiche tiene conto sia del numero di componenti del nucleo familiare (quota variabile) che del numero di metri quadri (quota fissa) – subisce un aumento. Non il reddito. Ad esempio nel 2019 un nucleo familiare di quattro persone che abitano in una casa di cento metri quadri pagherà un totale di circa 419 euro. Nel 2018 la stessa tipologia di famiglia ha pagato invece 397 euro. Risulta quindi un aumento di 22 euro.
Nel 2019 il costo del personale sarà complessivamente di 3.720.000 euro, con un aumento di circa 366.000 euro rispetto al 2018. Soldi ben spesi se non fosse che leggendo l’albo pretorio della Formia Rifiuti Zero scopriamo alcune criticità.
La società controllata dal comune di Formia, che gestisce il servizio di raccolta dei rifiuti, ha deciso l’assunzione – a tempo indeterminato – di 4 operai (livello 2) e 2 operai (junior) per lo spazzamento, la raccolta e le attività ambientali supplementari del CCNL di settore FISE ASSOAMBIENTE, e di un dirigente generale. Bene i 4 operai di livello 2, meno bene i 2 operai junior, che contrattualmente subiscono una penalizzazione mensile di circa 460 euro lordi rispetto ai primi. E’ quanto prevede il nuovo contratto collettivo nazionale di lavoro per i dipendenti di imprese e società esercenti servizi ambientali (FISE ASSOAMBIENTE). La giustificazione che ci verrà data è che hanno delle mansioni inferiori rispetto ai 4 operai di livello 2, ma il risultato è che toccherà loro uno stipendio da miseria.
Veniamo però alla parte che ci lascia ancora più perplessi e cioè la necessità di assumere un direttore generale a tempo pieno e determinato per una durata fino a 36 mesi eventualmente rinnovabili. La figura professionale è prevista dall’articolo 17 dello statuto della società ma è facoltativa. Il suo compito è quello di supervisionare l’attività tecnica, amministrativa ed economica della stessa. Il trattamento economico fisso annuo lordo sarà correlato alla effettiva esperienza e alle caratteristiche del candidato e potrà variare partendo una retribuzione lorda minima pari al minimo contrattuale di 63mila euro. Il massimale è ovviamente ignoto.
Non sarebbe stato il caso di risparmiarcela? L’azionista di maggioranza ha autorizzato o meno l’assunzione? Abbiamo bisogno di un altro colletto bianco dalla dubbia efficacia?”.