Il futuro di Internet passa per la mobilità totale e per l’assoluta autonomia individuale in termini di luoghi, tempi e modalità di accesso alla rete: questo è il parere diffuso di studiosi e tecnici del settore, ma anche di esperti e analisti del mercato. Non c’è alcun dubbio, gran parte degli sforzi – e degli investimenti economici – del settore vanno in questa direzione e tentano di rispondere tutti alla medesima domanda: come rendere la copertura di rete Internet realmente “globale”, in grado cioè di avvolgere completamente il pianeta come uno strato atmosferico supplementare? Gli utopisti, o semplicemente i grandi innovatori, sognano un mondo digitale in cui connettersi dall’Antartide o da una grande metropoli abbia lo stesso livello di facilità e gli stessi parametri di velocità e trasmissione dei dati; o che l’abitante di un villaggio rurale nel cuore dell’Africa abbia le stesse possibilità di accesso alle informazioni presenti sulla rete (e dunque alla più grande fonte di conoscenza attualmente a disposizione dell’umanità) dell’individuo che abita in una zona fortemente industrializzata.
La partita si gioca dunque sul terreno dello sviluppo di tecnologie agili e leggere ma estremamente capillari, in grado di penetrare territori altrimenti irraggiungibili senza alterarne l’equilibrio geofisico e l’assetto ideologico. La tecnologia wi-fi spinge molto su questo tasto: leggerezza più efficienza più velocità. Di conseguenza, anche la progettazione dei device del futuro (e non parliamo soltanto di cellulari, tablet e sistemi GPS ma anche di quei dispositivi intermedi, che assicurano il corretto recapito del segnale agli utilizzatori finali) si muove nella medesima direzione.
L’Italia è un interessante laboratorio di sperimentazione in tal senso, in virtù della particolare conformazione del suo territorio e della capillare presenza di dispositivi di telefonia mobile. Ad esempio, per quanto riguarda la rete Vodafone ripetitore e amplificatore di segnale sono già delle realtà tecnologiche consolidate, anche perché la compagnia britannica sembra essere quella che sta riscontrando maggiori difficoltà nell’offrire una copertura del segnale anche in aree svantaggiate. Con la diffusione delle reti iperveloci tale problematica si è ulteriormente acuita: di qui il proliferare di modelli di ripetitore 4G domestico, progettati per colmare il gap rispetto agli altri operatori.
Un ulteriore ambito di sperimentazione, questa volta simbolico e non legato a una specifica realtà territoriale, è rappresentato dai mezzi di locomozione: aerei, imbarcazioni e soprattutto automobili. In particolare, sul legame sempre più stretto tra automotive e connettività si stanno consumando fiumi d’inchiostro da parte di riviste specializzate e analisti del settore: è la diretta conseguenza degli ingenti investimenti operati in sinergia da case automobilistiche e produttori di device di telefonia mobile proprio in questo ambito. Anche in questo caso, l’utopia galoppa veloce, ma potrebbe ben presto assumere i contorni di qualcosa di molto più concreto.
L’idea è infatti quella di creare nel giro di pochi anni un’automobile iperconnessa, in cui ogni aspetto delle sue funzionalità base sia monitorato e in parte gestito da remoto attraverso una connessione wi-fi. Lo scopo è quello di rendere le strade (a loro volta gestite da sistemi di controllo da remoto: si pensi ai caselli autostradali o ai sistemi di rilevamento della velocità) più sicure, prevenendo incidenti e ingorghi e aiutando l’automobilista a scegliere sempre il tragitto più rapido e sicuro per giungere a destinazione. In questo modo, si prevede anche di ridurre considerevolmente il tempo medio pro capite trascorso all’interno dell’abitacolo di un’automobile e soprattutto le emissioni nocive, con ricadute positive anche dal punto di vista dell’impatto ambientale.
Dalla copertura del segnale ai trasporti, sono molti gli ambiti in cui il mondo della rete sta lanciando delle sfide, tutte interamente volte a migliorare la qualità della vita del singolo utente. Se tali imprese si concluderanno con un successo sarà solo il tempo a dirlo, ma il seme è stato piantato e l’impegno economico garantito dai colossi industriali del settore lascia presagire che molti degli scenari a oggi classificabili come fantascientifici potrebbero ben presto divenire realtà.