Mafie in provincia di Latina, la mappa tracciata dalla Dia

Poco sangue e tanti affari. Riciclaggio soprattutto, ma anche traffico di sostanze stupefacenti, usura ed estorsioni. Nel Lazio la presenza delle mafie è sempre più forte e le alleanze tra i gruppi criminali locali e le organizzazioni criminali calabresi, campane e siciliane sono molteplici. Un crimine che si è insinuato nel profondo della vita del territorio e che si è fatto impresa.

A tracciarne un quadro dettagliato e aggiornato è la Direzione investigativa antimafia nell’ultima relazione appena presentata al Parlamento, relativa ai primi sei mesi dello scorso anno.


Per quanto riguarda la provincia di Latina, secondo la Dia, a fare investimenti è stata soprattutto la camorra. Gruppi che, oltre al traffico di droga, sono interessati alla gestione di esercizi commerciali e di sale giochi, appalti pubblici, smaltimento di rifiuti ed edilizia, compresa la gestione di cave e di estrazione dei materiali inerti.

Ma notevoli pure le infiltrazioni della criminalità calabrese. Negli anni è emersa la presenza degli Alvaro di Sinopoli ad Aprilia, dei reggini Bellocco e Tripodo e dei vibonesi La Rosa-Garruzzo a Fondi. Un centro quest’ultimo dove, attorno al mercato ortofrutticolo, si sono stretti i tentacoli persino dei siciliani Rinzivillo. Senza contare il traffico di cocaina gestito dai Crupi.

Tornando alla camorra radicata la presenza dei Casalesi. Nel corso del tempo le indagini hanno inoltre evidenziato le attività, soprattutto sul litorale, dei Bardellino, Bidognetti, Giuliano, Mallardo e Licciardi.

La Dia ha quindi ricordato anche gli arresti il 12 gennaio 2018 a Formia, dopo un conflitto a fuoco con i carabinieri, di un latitante affiliato al clan Ranucci di Sant’Antimo e il 31 gennaio 2018 quello a Gaeta di una donna, madre di un affiliato al clan De Micco, del quartiere napoletano di Ponticelli.

Infine a pesare c’è la criminalità di origine rom, partendo dalle famiglie Di Silvio, legati ai Casamonica, e Ciarelli, che hanno messo radici a Latina, per cui vengono ricordati i risultati dell’operazione “Alba Pontina” e “Arpalo”.