Tutto da rifare il processo ai vertici del Consorzio sviluppo imprese di Formia accusati di inquinamento ambientale.
La Corte di Cassazione, accogliendo il ricorso presentato da Giuseppe Cannavale, nella veste di presidente del Csi, e di Antonio Tedesco, nella veste di direttore tecnico e responsabile tecnico-ambientale, ha annullato le condanne dei due e disposto un nuovo giudizio davanti al Tribunale di Cassino.
Un procedimento che prende le mosse da un controllo compiuto dai forestali di Spigno Saturnia, insieme a personale della Provincia e dell’Arpa Lazio, l’11 novembre 2013, nell’area della discarica comunale di interti in località Penitro, gestita dal Csi per conto del Comune di Formia.
Il sopralluogo era finalizzato a valutare il rilascio dell’autorizzazione allo scarico di acque reflue industriali, che si formavano dalle acque meteoriche e di dilavamento della discarica.
I forestali trovarono le vasche di raccolta piene e ritennero che, abusivamente, acque reflue industriali venissero scaricate nel rio Vernotico, affluente del torrente Pietrosi.
Uno dei tanti problemi spuntati nel corso del tempo nella discarica di inerti a Penitro, tra Formia e Spigno Saturnia.
L’ipotesi dello scarico abusivo è stata quindi avallata dal Tribunale di Cassino, che il 3 novembre 2017 ha condannato Cannavale e Tedesco a tremila euro di ammenda.
I due imputati hanno impugnato la sentenza, avanzando dubbi sulla classificazione di quelle acque come industriali, sulla loro potenzialità inquinante e soprattutto sostenendo che la discarica, in attesa dell’autorizzazione, era ferma e per quello le vasche erano piene, non essendo stati compiuti scarichi.
Spiegazioni che hanno fatto breccia in Cassazione. Secondo la Suprema Corte infatti “la motivazione della sentenza si risolve in una sbrigativa adesione alle dichiarazioni delle guardie forestali, che ha impedito un accurato accertamento dei fatti”.
Condanne annullate dunque e disposto un nuovo processo a Cassino per fare pienamente luce sull’accaduto.