Omicidio Martufi, chiesti 18 anni di carcere per l’operaio indiano

Armando Martufi

Diciotto anni di reclusione. Questa la condanna chiesta, al termine della sua requisitoria, dal pm Giuseppe Bontempo per l’operaio indiano accusato di aver ucciso il 55enne Armando Martufi, gestore del centro ippico in località Fontana del Prato, a Cori.

Una richiesta caldeggiata anche dall’avvocato Emanuele Vari, legale di parte civile.


Nella prossima udienza parleranno l’avvocato Amleto Coronella, anche lui legale di parte civile, e il difensore del 36enne Gabbar Singh, l’avvocato Maria Teresa Fiore.

E dopo le arringhe il giudice per l’udienza preliminare del Tribunale di Latina, Giorgia Castriota, emetterà la sentenza.

L’imputato è accusato di omicidio volontario e rapina aggravata.

Tra il gestore del maneggio e l’operaio indiano vi sarebbero stati dei dissapori per problemi di lavoro, per del denaro che il 36enne reclamava dalla vittima.

Il 31 gennaio 2017, nel corso di un litigio, Gabbar Singh aggredì quindi Martufi all’interno del centro ippico, colpendolo ferocemente alla testa con una forca, per poi darsi alla fuga.

La vittima, trovata nel centro ippico priva di conoscenza, venne trasportata in gravissime condizioni all’ospedale “Goretti” di Latina, dove venne ricoverata in rianimazione e dove dopo un mese e mezzo di agonia, senza mai uscire dal coma, spirò.

I carabinieri, messisi sulle tracce dell’operaio indiano, lo rintracciarono e arrestarono nel giro di ventiquattro ore.

Si era spostato prima a Sermoneta e poi ad Aprilia, dove venne bloccato.

Si giustificò dicendo che non gli era stata data la paga per tre mesi di lavoro e che per quei soldi aveva discusso con Martufi. Ora il processo.