Barche al Lago Lungo, inchiesta chiusa: tre indagati per le autorizzazioni “impossibili”

Al termine di accertamenti arrivati fin dentro gli uffici ministerali, chiusa l’indagine della Procura di Roma sul tentato “assalto” delle barche al Lago Lungo di Sperlonga. Un bacino lacustre vincolato, ma che si stava provando ad aprire ai natanti a colpi di abuso d’ufficio, stando all’ipotesi accusatoria del sostituto procuratore capitolino Eminio Amelio. Tre gli indagati, sui quali pende come la spada di Damocle la possibile richiesta di rinvio a giudizio del pm.

Si tratta del 67enne architetto romano Agostino Burreca, del 66enne Francesco Paolo Zannella, già tre volte sindaco di Campodimele, e di Luigi Valerio, 64enne ingegnere nativo di Formia e residente a Minturno. I primi due all’epoca dei fatti contestati funzionari del Ministero per i beni e le attività culturali, il terzo presidente dell’associazione Lega Navale Italiana, sezione di Sperlonga e Fondi. Ognuno a suo modo impegnato affinché lo specchio d’acqua in questione aprisse illecitamente alle barche mediante la posa di pontili galleggianti, stando al quadro scaturito dagli accertamenti avviati dagli allora appartenenti al Corpo forestale dello Stato. Arrivando a suo tempo a mettere sigilli preventivi alle strutture, che dapprincipio potevano ospitare fino a 99 piccoli natanti.


Il sequestro avvenne nel 2014 ad opera dei forestali del distaccamento di Itri, quando i posti barca sfioravano appunto i cento, ma le autorizzazioni paesaggistiche al centro dell’inchiesta poi coordinata dalla Procura di Roma sono quelle concesse un paio di anni più tardi, all’inizio del 2016. Quando con una nuova domanda l’associazione aveva abbassato le richieste a strutture per 45 posti, andando incontro infine al placet per soli 24 punti d’attracco, insistenti su una superficie lacuale di circa 4500 metri quadrati.

Gli accertamenti furono avviati all’allora Corpo forestale di Itri

Burreca è indagato per abuso d’ufficio in qualità di Soprintendente per i beni architettonici e paesaggistici, mentre Zannella quale responsabile del procedimento relativo all’emissione del parere positivo sulla collocazione dell’approdo della Lega Navale. Il presidente dell’associazione è invece indagato perché si suppone abbia inoltrato la domanda atta all’avvio dei lavori per i pontili senza averne i requisiti. Una doccia fredda, l’avviso di conclusione delle indagini, che nel caso di Valerio arriva proprio nel periodo in cui è in lizza per la poltrona di presidente del parco naturale Riviera di Ulisse, ente regionale di cui è attualmente funzionario nell’ambito dell’area tecnica.

E pensare che quando spuntarono per la prima volta i pontili, nel 2014, si parlò di un’occasione di rilancio per la nautica da diporto. «Nessuna speculazione, ma l’esatto contrario, tanto più che siamo una realtà no profit», disse ad h24notizie l’ingegner Valerio. «Vogliamo creare un diportismo di tutti, sociale, effettivo. Si potrà godere della barca senza necessariamente spendere cifre elevate per porti e strutture diportistiche». Con una particolare attenzione ai portatori di handicap motori, garantiva, e un impatto ambientale quasi nullo: «I natanti, da utilizzare per gli scopi statutari e che rimarranno di piccola dimensione, non possono assolutamente circolare nel lago, e dovranno entrare ed uscire con motori elettrici».

Eppure, alla fine il progetto sociale è incappato nelle maglie della Procura. Ancor prima di prendere piede, e nonostante un progressivo ridimensionamento. Evidente, per il quadro tratteggiato degli inquirenti, il contrasto tra i lavori per l’approdo lacustre e il ferreo regime vincolistico dello specchio d’acqua. Zona umida a protezione integrale in cui «è vietata la costruzione di nuovi edifici e manufatti ed opere che possano modificare le condizioni idrogeologiche, paesaggistiche e topografiche dei luoghi», sottolinea tra l’altro la Procura, citando le norme tecniche e attuative al Piano paesistico territoriale.

Burreca, Zannella e Valerio sono stati informati della chiusa inchiesta sulle autorizzazioni “impossibili” nei giorni scorsi. Entro 20 giorni dalla notifica dell’avviso di conclusione delle indagini preliminari hanno la facoltà di presentare memorie e documentazione relativa alle indagini difensive, chiedere atti d’indagine al pubblico ministero, presentarsi in Procura per rilasciare dichiarazioni spontanee o per chiedere di essere sottoposti a interrogatorio.