Ortensia e le altre: dalla Roma imperiale la battaglia per l’emancipazione femminile – VIDEO

Donna: nome generico della femmina di specie umana. Eppure essere donna non è un dato naturale ma il risultato di una storia, dato che non c’è un destino biologico o psicologico che definisce la donna in quanto tale. Questo destino è la conseguenza della storia della civiltà e per ogni donna la storia della sua vita. La “storia” è quella di Ortensia, Giulia, Servilia, Manilia che hanno avuto il coraggio di aver voce tra il silenzio distratto di una platea maschilista.

“Ortensia e le altre” pièce teatrale scritta e diretta da Paola Di Biasio, in scena il primo dicembre presso il Castello Baronale di Minturno in collaborazione con l’associazione culturale ‘Progetti’; delle donne ne narra una condizione di emarginazione che viene da lontano. Con Emy Biasucci, Sissy Esposito, Isabella Quaranta , Carmen Rota e la stessa Paola Di Biasio prendono vita quelle donne che dei due pesi, quello pubblico e privato, ne hanno portato addosso i segni riscattandosi.


Seconda tappa del progetto ‘Meteore’ che è stato elaborato dal Comune di Minturno” ha evidenziato l’assessore alla Cultura Mimma Nuzzo, “è volto alla prevenzione e al contrasto della violenza di genere e finanziato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri- Dipartimento per le Pari Opportunità. Sono convinta che per capire le radici dell’emarginazione occorre ricercarle nel tempo per capirne le cause”. L’entusiasmo per una risposta culturale inaspettata è sottolineata dal sindaco Gerardo Stefanelli: “Partire dalla cultura, anche da un teatro impegnato, non fa altro che confermare che una nuova realtà minturnese è possibile”.

La sala gremita viene trasportata nella Roma delle seconda metà del I secolo d.c. quando con un editto pretorio venne sancita l’esclusione delle donne dall’avvocature e da tutte le cariche pubbliche confinando quindi la donna nella sua dimensione domestica. Ortensia però non accettò la sua relegata condizione di dama del focolare e si fece portavoce in Senato della protesta delle Matrone romane a cui era stato chiesto un pesante tributo per sostenere le spese di guerra.

Uno dei primi simboli dell’emancipazione femminile che infuse coraggio alle altre donne che non chinarono la testa come la meretrice Manilia, che, nonostante vendesse il suo corpo, pretese il rispetto del suo ‘venerdì di inattività’ e vi riuscì tra l’incredulità del popolo e dei nobili romani. Pioniere di un’antica epoca ma ancora troppo vicina per non sentirne ancora addosso il peso. Ancora oggi occorre battersi per dimostrare che dentro un corpo liscio e rotondo c’è un’intelligenza che chiede di essere ascoltata e dove essere pari non significa di certo essere identici.

A PAGINA 2 – LE PAROLE DELLA REGISTA (E ATTRICE) DI BIASIO: VIDEO

A PAGINA 3 – IL COMMENTO DELL’ASSESSORE ALLA CULTURA NUZZO: VIDEO

A PAGINA 4 – FOTO