A distanza di venti anni dalle prime indagini che hanno portato al processo antidroga denominato “Pitbull” – relativo a un vasto giro di spaccio di cocaina a Cisterna, con alcune ramificazioni ad Aprilia, Latina e Sabaudia – sono arrivate le condanne definitive, per un totale di 31 anni di reclusione, a carico di sei imputati.
Ma nonostante il lungo tempo trascorso ancora non è finita. Per un settimo imputato infatti, a causa di un errore nelle notifiche dell’udienza, il giudizio in Corte di Cassazione è stato rinviato, mentre per altri tre, alla luce di alcuni errori in appello sulla quantificazione della pena, la sentenza è stata annullata e la Corte d’Appello di Roma dovrà in un nuovo processo rideterminare appunto la pena.
Le indagini iniziarono dopo il ferimento a colpi di pistola di Gennaro Amato. Il pregiudicato, originario di Afragola ma da lungo tempo residente a Cisterna di Latina, il 28 novembre 1998 venne gambizzato davanti alla sua villetta.
Gli investigatori, essendo Amato già stato coinvolto in inchieste sul narcotraffico, ipotizzarono un regolamento di conti nell’ambito del mercato della droga ed iniziarono a compiere una serie di intercettazioni telefoniche e ambientali. Gli inquirenti si convinsero così che la vittima gestisse un notevole giro di spaccio di cocaina e, scattata appunto quella che chiamarono operazione pitbull, eseguirono una serie di arresti.
Un’inchiesta antidroga che, il 23 aprile 2007, portò il Tribunale di Latina ad emettere condanne per 17 imputati. Molte posizioni, beneficiando anche della prescrizione, sono state poi riviste il 10 novembre 2016 dalla Corte d’Appello di Roma e alla fine a fare ricorso in Cassazione sono stati lo stesso Amato e altri nove imputati, difesi dagli avvocati Angelo Palmieri, Marco Fagiolo, Angelo Fiore, Riccardo Amadei, Annamaria Lovelli, Sergio Maglio e Gianni Nunnari.
La Suprema Corte ha stralciato la posizione di Francesco Facchini, di Cisterna, condannato a 4 anni di reclusione, per un errore nella notifica dell’udienza e per lui dovrà fissare un nuovo processo.
Annullate poi con rinvio le condanne dello stesso Amato, di Michele Lionello Casoria e di Giancarlo Cacciotti. I tre sono stati condannati rispettivamente a otto anni e mezzo di reclusione, sei anni e cinque anni. Secondo gli ermellini, però, sono stati fatti degli errori nella quantificazione della pena e i tre imputati hanno diritto a uno sconto. Pur riconoscendoli responsabili di spaccio di droga, la Cassazione ha quindi disposto per loro un nuovo giudizio affinché vengano rideterminate le pene.
Dichiarati invece inammissibili i ricorsi e confermate così le condanne per altri sei imputati. Una decisione che rende definitive le condanne a quattro anni di reclusione per Franco Speranza, a sette anni per l’apriliano Nino Montenero, a sei anni per Alessio Martinelli, anche lui di Aprilia, a sei anni e tre mesi per Gianni Cerasoli, di Cisterna, a quattro anni per Massimiliano Capogna, anche lui di Cisterna, e a quattro anni per Valerio Musso.