L’affaire “Globo” approda in tribunale. Ultimate le indagini, il pm Giuseppe Miliano ha chiesto 12 rinvii a giudizio per il megastore che doveva sorgere ai margini della Pontina, a Borgo Piave, ma che tra falsi e violazioni urbanistiche, calpestando le previsioni del Prg e le norme regionali, secondo il magistrato si sarebbe trasformato in una lottizzazione abusiva.
Una vicenda su cui dovrà pronunciarsi il giudice per l’udienza preliminare del Tribunale di Latina, Pierpaolo Bortone, davanti al quale solo uno degli imputati, l’avvocato Maurizio Mansutti, ha chiesto di essere giudicato subito, con rito abbreviato, dunque allo stato degli atti e beneficiando in caso di condanna dello sconto di un terzo della pena.
Il giudice ha quindi stilato un calendario di udienze, per le arringhe dei difensori degli imputati, e poi deciderà su Mansutti e sulle altre undici richieste di rinvio a giudizio.
Il megastore venne sequestrato il 28 luglio 2016 dal Nipaf, su ordine del gip Mara Mattioli. Per il pm Miliano, la maxi attività commerciale sarebbe una lottizzazione abusiva.
Imputato così, oltre a Mansutti, Ventura Monti, all’epoca dei fatti dirigente dell’ufficio tecnico del Comune e firmatario del permesso a costruire del 2003, finito accusato per aver autorizzato la sanatoria del mutamento di destinazione d’uso dell’opificio ex Seranflex, fabbrica di serramenti, per il permesso a costruire del 2009, con cui si autorizzava la demolizione e la ricostruzione dell’opificio con destinazione totalmente commerciale, e per la variante con cui si autorizzava l’accorpamento di tale immobile a un altro che aveva destinazione residenziale, ubicato nelle vicinanze, oltre che per il via libera ad aree destinate a parcheggio in zona agricola non coperte dalla sanatoria. Un intervento autorizzato, secondo il pubblico ministero, in contrasto con il Prg e con la normativa regionale.
Sotto accusa poi Luca Baldini, tecnico convenzionato con il Comune, che aveva istruito la pratica di condono presentata dai proprietari del sito ex Seranflex, accusato per aver mandato avanti tale pratica pur sapendo che era falsa e come direttore dei lavori per la riqualificazione dell’opificio, dunque come tecnico della “Cosmo” per la modifica della destinazione d’uso e l’aumento di volumetria, Patrizia Marchetto, tecnico che aveva istruito la variante, Anna Fiorella Abbenda, progettista che rappresentava la legittimità dell’intervento, pur sapendo che, al momento della presentazione del condono, l’immobile possedeva ancora per 3.495 metri quadrati destinazione artigianale-produttiva, Piero Piattella, direttore dei lavori relativi alla variante, Giancarlo Piattella, amministratore unico della società Mimosa Park srl, beneficiaria dei titoli abilitativi, l’amministratore della “Cosmo srl”, società che intendeva aprire il megastore a marchio “Globo”, Nicola Di Nicola, Giovanni Passariello, Stefano Gargano, Luigi Paolelli e Roberto Bianconi.
Il gip Mattioli, nel disporre il sequestro, specificò: “Attraverso il susseguirsi di atti illegittimi si è consentita una illegittima destinazione commerciale totale non solo del fabbricato interessato dal condono, ma anche delle correlate aree originariamente non interessate dall’edificazione, con rilevante incremento delle superfici destinate ad uso commerciale su area agricola, consentendo la realizzazione di un imponente complesso edilizio, pari a metri cubi 46.495,51, unitamente alla realizzazione di parcheggi su un’area ove le prescrizioni del Prg vigente e della legger regionale 38/99 non lo consentivano”.
Si tornerà in aula il prossimo 17 dicembre.