Prima della tragedia consumatasi nel quartiere romano di San Lorenzo, quando avrebbe potuto seguire la figlia e cercare di strapparla ai luoghi dello spaccio come quello in cui ha perso la vita, si era visto confermare gli arresti domiciliari, che lo hanno bloccato a casa, e ora, dopo il dramma, ha ottenuto la revoca della misura, sostituita dal solo divieto di avvicinamento alla ex.
Una decisione quella presa dal Tribunale di Latina che sembra gettare altro sale sulle profonde ferite di Gianluca Zuncheddu per la morte di Desirèe.
Pochi giorni prima della tragedia, di quella che secondo gli inquirenti sarebbe stata una trappola organizzata da un gruppo di spacciatori ai danni della ragazza, stordendola con le droghe, stuprandola e poi lasciandola morire, nel corso del processo per stalking ai danni della sua ex e madre della sedicenne, il 38enne di Cisterna si era appunto visto respingere la richiesta di revoca dei domiciliari, nonostante il parere favorevole sia del pm che della stessa ex compagna, la quale aveva specificato di aver contattato lei ad agosto Zuncheddu, chiedendogli di rintracciare la figlia e che per tale motivo dunque l’imputato, riaccompagnando a casa la ragazzina, aveva violato il divieto di avvicinamento all’abitazione della presunta vittima.
I due schiaffi dati dal 38enne alla figlia, che già era precipitata nel tunnel della droga, secondo il Tribunale erano la prova della determinazione dell’imputato a proseguire nel suo intento criminale.
La libertà di movimento per Zuncheddu era stata ritenuta pericolosa.
Dopo pochi giorni il dramma. E ora la revoca del provvedimento.